Chi scrive, non per snobismo o spirito reazionario, mai si era cimentato in precedenza con la visione di una serie televisiva, mancando dunque di valutare un’evoluzione significativa del linguaggio cinematografico con cui, se non si vuole essere accusati di miopia, non si può evitare di confrontarsi. Deutschland ’83 ha fornito, dunque, un’ottima occasione per cominciare un corpo a corpo con il flusso narrativo tipico di questa modalità di fruizione, visto che affronta un delicatissimo periodo di Storia recente, quello dell’inizio degli anni ottanta, in piena Guerra Fredda, laddove la Germania, ancora separata in due blocchi contrapposti, si trovava nell’occhio del ciclone, giacché la Nato, capeggiata dagli Stati Uniti, aveva deciso di collocare proprio nel suolo tedesco (della Germania Federale, ovviamente) i temibili missili nucleari Pershing II. Il mondo in quegli anni funesti si trovò davvero a un passo da un conflitto termonucleare globale, i cui esiti sarebbero stati devastanti, senza che nessuna delle due parti avrebbe potuto spuntarla sull’altra. Deutschland ’83, utilizzando anche materiale di repertorio sapientemente amalgamato alla fiction, rievoca l’inquietudine e il dramma di quella situazione disperata, attraverso le gesta di un giovane militare arruolato dai servizi segreti della DDR, la Stasi, che avvicina, nelle vesti di suo collaboratore, un generale della Germania Federale, per carpire più informazioni che può sui piani della Nato, in riferimento all’escalation nucleare, per cui era indispensabile conoscere in tempo le intenzioni del nemico per poter rispondere rapidamente (o anticipare) all’eventuale attacco.
Martin Rauch (l’impassibile Jonas Nay) si muove, nonostante l’inesperienza, con grande agilità e destrezza, nel campo avversario, riuscendo a ottenere tutte le notizie richieste dai propri superiori, fino ad arrivare a cercare di dissuaderli circa l’opportunità di sferrare un attacco in risposta ad una esercitazione Nato che, secondo i dirigenti della Stasi, era una copertura per aggredire il blocco sovietico.
Il valore di questa riuscita serie consiste nell’aver saputo tratteggiare verosimilmente le psicologie degli uomini che in quel periodo stavano decidendo le sorti del pianeta: all’indispensabile serietà dei loro caratteri segue, inevitabilmente, la dimensione privata, famigliare, in cui questi soggetti si muovono assai maldestramente in quanto completamente assorbiti dalla loro funzione che non concede di poter mai abbassare il livello della tensione. Non mancano le vicende amorose, visto che il giovane protagonista intrattiene diverse storie d’amore, con donne estremamente differenti fra loro, con le quali deve ogni volta recitare una parte, anche se fortemente propenso a rivelare la sua vera identità.
C’è spazio anche per affrontare un’altra decisiva questione che in quegli anni divenne lo spauracchio che terrorizzò tutto il mondo, ovvero l’inizio della diffusione del virus HIV, e la mancanza di conoscenze appropriate sull’argomento facilitò all’epoca il propagarsi di un’epidemia che solo nell’ultimo decennio si è riusciti a controllare e trattare sul piano farmacologico.
Deutschland ’83, scritta da Anna Winger e diretta da Edward Berger e Samira Radsi, è, dunque, un ottimo prodotto che unisce all’intrattenimento una lettura storica di una vicenda che ha tenuto il mondo col fiato sospeso per tutta la seconda metà del secolo scorso. È un piacere perdersi nel flusso della narrazione di questa prima stagione che, date le premesse, promette un proseguo altrettanto avvincente. Un modo intelligente per confrontarsi con un tassello decisivo di Storia contemporanea.
Distribuita da Universal Deutschland ’83 è disponibile in un cofanetto composto da 3 DVD per la durata complessiva di cinque ore. Disponibili audio in italiano e originale (DD 5.1) con sottotitoli opzionabili. Nei contenuti speciali: Making Of, Il Cast, I Creatori della Serie, Incontro al Goethe Institut.
Luca Biscontini
