Ultimi giorni per godere di una grande e bellissima mostra allestita al Palazzo Reale di Milano nella quale si confrontano i più importanti artisti simbolisti che operavano in Europa fino alla vigilia della grande guerra. Artisti che esplorano temi legati all’amore e alla morte condotti dal sottile filo della letteratura del tempo che ha uno dei suoi massimi esponenti nel poeta maledetto Charles Baudelaire. Nei suoi versi della raccolta Les Fleures du Mal, che già a metà dell’Ottocento scandalizzarono i suoi contemporanei, il poeta rende omaggio alle più oscure passioni e pulsioni dell’uomo. Gli artisti simbolisti, presero spunto da lui e fecero da contrappunto a quei testi con opere che celebrano atmosfere oniriche, sogni struggenti, ma anche passioni perverse.
…Son caparbi
i peccati, vigliacchi i pentimenti;
ci facciamo pagare lautamente le nostre confessioni,
e nel fangoso sentiero ritorniamo lieti, illusi
d’aver lavato con lacrime vili
tutte le nostre macchie.
Sul guanciale
del male, a lungo il Trismegisto Satana
lo spirito incantato culla,
e il ricco metallo della nostra volontà
vien svaporato da quel dotto chimico.
Regge il Diavolo i fili che ci muovono!…
(Les Fleures du mal di C. Baudelaire)
Molto interessante una piccola, preziosa sezione dedicata alla Biennale di Venezia del 1907 dove fu allestita la Sala dell’Arte del Sogno che ha rappresentato la consacrazione ufficiale del Simbolismo in Italia. Artisti che non dimenticano le relazioni con l’Austria e la Germania contemporanee e che coniugano con eleganza il linguaggio simbolista italiano con quello della Secessione di Berlino. Indimenticabile la sala dedicata a un grande artista a cui il tempo e la storia non hanno dato ancora giustizia: Giulio Aristide Sartorio. I grandi pannelli dipinti si affrontano in un’opera fatta di corpi allacciati e scarnificati che compongono un sublime murales quasi monocromo che sublima l’essenza stessa dell’uomo. Il grande cavallo inarcato e rampante è il simbolo stesso di un’epoca e dei valori di un mondo sulla soglia drammatica della distruzione. Tra le oltre cento opere esposte, composte in varie sezioni ben illuminate e godibili nell’allestimento, da non dimenticare: Carezze (L’Arte) la straordinaria donna/ghepardo di Fernand Khnopff; la testa di Orfeo galleggiante sull’acqua di Jean Delville, entrambi provenienti dal Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles; l’enorme, sublime opera di Ferdinand Hodler, intitolata l’Eletto, dall’Osthaus Museum di Hagen e Il silenzio della foresta di Arnold Böcklin, dalla Galleria Nazionale di Poznan.
Si tratta di opere mai viste in Italia che hanno colpito la fantasia del pubblico e della critica. Non mancano i principali artisti stranieri che interpretarono questo stile come: Odilon Redon, Gustave Moreau, senza dimenticare gli italiani Giovanni Segantini, Gaetano Previati e Galileo Chini.
Interessante la sezione grafica in bianco e nero dedicata all’artista Alberto Martini che, con una serie di piccole tavole, racconta la sua orrorifica rappresentazione della donna sulla soglia dell’inferno, come ricca di turbamenti oscuri è anche l’opera di Franz Von Stuck: Il Peccato. Modernissime come un manifesto degli anni ‘50 le visioni primi novecento dello svizzero toscano Giorgio Kienerk, che riportano il femminile in una sfera di una sensualità più gioiosa e domestica.
Da non perdere. Fino al 5 giugno 2016.
Alessandra Cesselon