Sinossi: Julieta vive a Madrid con la figlia Antia. Entrambe soffrono in silenzio per la perdita di Xoan, padre di Antia e marito di Julieta. Ma a volte il dolore non unisce le persone, anzi le separa. Il giorno in cui Antia compie diciotto anni abbandona la madre, senza darle una spiegazione. Julieta inizia a cercarla con tutti i mezzi a disposizione, ma tutto quello che scopre è quanto poco sa di sua figlia.
Recensione: Il pluripremiato regista spagnolo Pedro Almodovar ritorna al cinema a tre anni di distanza dal suo ultimo film Gli amanti passeggeri, raccontando il difficile rapporto tra una madre e una figlia che non si vedono da dodici anni. Julieta, questo è il titolo della sua ultima fatica, è stato presentato in concorso alla selezione ufficiale di Cannes 2016.
Il soggetto è tratto dalla raccolta di racconti In Fuga della scrittrice canadese Alice Munro, da cui Almodovar ha preso spunto per scrivere la sceneggiatura. La storia si snoda in un arco narrativo di circa trent’anni, dal 1985 al 2016. La protagonista Julieta, interpretata da giovane da Adriana Ugarte, e poi in età matura da una bravissima Emma Suarez, è una ragazza sui venticinque anni che conosce in un treno l’uomo di cui si innamora, e con il quale concepirà una bambina che chiamerà Antia. Il film racconta il doloroso percorso esistenziale di una madre attraverso la rievocazione del proprio passato e delle esperienze vissute, alla ricerca spasmodica di una qualsiasi motivazione che abbia portato la figlia ad abbandonarla, a distanza di anni dalla tragica perdita del padre. Julieta scrive in una lunga lettera alla figlia, che non verrà mai spedita, tutto ciò che successe anni prima della sua nascita, e rivela i propri sentimenti, nella speranza che portarli alla luce possa cercare di risanare una ferita mai rimarginata.
C’è da dire che ritroviamo in questo film elementi fondamentali che sono parte importante del cinema di Almodovar, tra cui la cura dei dettagli, i colori accesi della scenografia, costumi e trucco. Il film si apre con un primo piano di un tessuto rosso, che ben presto si scopre nascondere un cuore che batte: quello di Julieta. Colpisce lo stile della narrazione, il film è costellato di flashback, che raccontano cosa è successo negli anni precedenti, e guidano lo spettatore verso un rapporto doloroso e profondo.
I temi cari ad Almodovar come l’amore, la passione, la perdita e la morte, la trasgressione e il viaggio vengono riproposti in questo drammatico percorso esistenziale della protagonista. Siamo ovviamente lontani dall’Almodovar di L’indiscreto fascino del peccato, La legge del desiderio o Donne sull’orlo di una crisi di nervi, e soprattutto dalla movida madrilena degli anni Ottanta tanto cara al cineasta spagnolo, ma Julieta riesce lo stesso a convincere e anche questa difficile e complessa opera conferma quanto Pedro Almodovar sia un autore di razza.
Giovanna Savino