Carne tremula è un film del 1997 diretto da Pedro Almodóvar, liberamente tratto dal romanzo Carne viva della scrittrice inglese Ruth Rendell. Con Francesca Neri, Angela Molina, Liberto Rabal, Javier Bardem.
Madrid, 1990. Víctor Plaza, nato vent’anni prima su un autobus da una giovane prostituta, si presenta a casa dell’eccentrica Heléna, con la quale pochi giorni prima aveva avuto il suo primo rapporto sessuale. Lei è però in attesa di uno spacciatore, quindi cerca di liberarsi del ragazzo al più presto possibile. Questi non accetta di essere respinto in così malo modo, pertanto ne nasce una colluttazione che attira l’attenzione di una vicina della donna che avvisa la polizia: intervengono allora due agenti, ma dal parapiglia che si genera uno dei due, David, viene gravemente ferito da un proiettile vagante sparato dal collega Sancho; tuttavia ad essere accusato ingiustamente del grave gesto sarà proprio Víctor. Dopo ben sei anni, il ragazzo esce dal carcere ed instaura una relazione con la moglie di Sancho e poi con la stessa Heléna, nel frattempo divenuta moglie di David, il quale, a causa dell’incidente di sei anni prima, è ormai ridotto su una sedia a rotelle.
Le stravaganze della vita diventano nel cinema almodòvariano le regole dell’esistenza. Nel suo eccedere verso l’inverosimile che acquista lo status di ordinario, Almodòvar riesce a imporre il suo modo di concepire il cinema (che poi è vita, dopotutto) in nome dell’eccentricità al potere, del fuori-dal-comune che inevitabilmente diviene comune. La capacità del regista di realizzare questo intento bizzarro raggiunge il suo apice con Carne tremula, l’opera più matura del primo periodo della sua carriera (film-cerniera con Tutto su mia madre). Il respiro è arioso, la storia è corale, il registro è variabile. L’arco narrativo si snoda lungo ventiquattro anni, in tre momenti: il primo, abbastanza breve fa fulminante, con un parto metropolitano; il secondo, vent’anni dopo, con il bambino cresciuto e diventato ormai uomo, che si innamora di una ricca tossica – più altri personaggi che girano intorno ai due; il terzo, quattro anni più tardi, con il protagonista uscito dal carcere e impegnato in una sorta di educazione sessuale-formativa. Il merito maggiore che si può attribuire a Carne tremula è la sua varietà stilistica. In teoria è un melodramma, che è la corda più adeguata dell’autore, ma le virate verso altri generi sono ben evidenti. Si va dal poliziesco al giallo, dalla commedia al dramma, dal grottesco all’erotico.