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69 Festival di Cannes: I, Daniel Blake di Ken Loach (Concorso)

Ce ne fossero di film come I, Daniel Blake e di registi come il vecchio, caro, immarcescibile Ken Loach, ispirato cantore della classe operaia, che dopo tanti anni di lotte, cinematografiche e non solo, continua a battere sempre dove il dente duole, come nel caso di questa pellicola in concorso alla 69esima competizione cannense

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Ce ne fossero di film come I, Daniel Blake e di registi come il vecchio, caro, immarcescibile Ken Loach, ispirato cantore della classe operaia, che dopo tanti anni di lotte, cinematografiche e non solo, continua a battere sempre dove il dente duole, come nel caso di questa pellicola in concorso alla 69esima competizione cannense, che si concentra sulle paradossali angherie ed ingiustizie subite da onesti cittadini, sotto forma di trafile burocratiche e di cavillosi depistamenti creati ad arte per scoraggiare, in particolare, le persone ammalate o bisognose, obbligate a richiedere sussidi economici allo Stato.

Girato nei dintorni di Newcastle e sceneggiato dal braccio destro di Loach, Paul Laverty (autore della maggior parte delle sceneggiature dei film del quasi ottuagenario maestro inglese), il film racconta la storia di un falegname vedovo quasi sessantenne, Daniel Blake, che a causa di un grave problema cardiaco deve sospendere il lavoro ed affidarsi ai sussidi statali di disoccupazione: per mantenere questi ultimi, però, deve necessariamente frequentare un job center e riempire domande di lavoro, pena onerose sanzioni. Dalle interminabili file senza esito alle infinite domande tendenziose poste da questionari prestampati e da impiegati disincantati e privi di empatia nei centri di assistenza e collocamento, alle telefonate a pagamento dove si attende in linea anche un paio d’ore per parlare con qualcuno, all’applicazione on line di ogni tipo di richiesta personale che prevede competenze informatiche non da tutti possedute, all’obbligo di partecipare a corsi su come costruire un Curriculum Vitae, al recente varo di un odioso sistema di sanzioni che possono inopinatamente bloccare il sussidio a coloro il cui comportamento non sia ritenuto conforme alle regole: Loach denuncia con puntualità di dettagli ed amara ironia tutto il sistema britannico, che si trincera dietro al falso managerialismo dei colletti bianchi per vessare le persone deboli e sole, che non possono permettersi gli avvocati, che mangiano con i buoni-spesa alla mensa dei poveri, cercando di farle girare su se stesse e ritardare quanto più possibile l’assegnazione dei sussidi.

Ma Daniel Blake si ribella, perché ‘se un uomo perde l’amor proprio non ha più niente’ e lo scrive sui muri con una bomboletta spray, disposto ormai a tutto per rivendicare la propria dignità di lavoratore e cittadino. Non basterà a cambiare le cose neppure l’incontro con Rachel, una giovane donna single ed i suoi due figli, con i quali il protagonista instaura un rapporto di amicizia e tenerezza, lui che vive nel ricordo della moglie amata dalla quale non ha avuto bambini. Gentile e generoso con tutti, con il giovane vicino africano che commercia scarpe da basket made in Cina, o con la donna disorientata del job center, che intaglia oggetti di legno per i figli di Rachel (anche per le madri single e disperate, Loach continua a mostrare qui come in altri film il suo occhio premuroso e benevolo) e racconta loro bellissime storie, Daniel incarna quel mondo dove la solidarietà fra esseri umani, il lavoro ed i valori solidi ed autentici rappresentavano il significato stesso dell’esistenza. Un mondo, come i suoi esponenti, in via di estinzione.

Prodotto da Rebecca O’Brien, di Sixteen Films, in coproduzione con Why Not Productions e Wild Bunch e con il sostegno di British Film Institute e BBC Films, il film è interpretato, nel ruolo dei principali protagonisti, Daniel e Rachel, dagli intensi volti di Dave Johns e Hayley Squires. Nella speranza che l’indomito Ken Loach, nominato varie volte alla Palma d’Oro nella competizione cannense e vincitore nel 2006 con Il vento che accarezza l’erba, non si stanchi di sfornare i suoi preziosi film.

Elisabetta Colla

  • Anno: 2016
  • Durata: 137'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Gran Bretagna, Francia
  • Regia: Ken Loach