Reviews

69 Festival di Cannes: Bacalaureat di Cristian Mungiu (Concorso)

Dalla Romania al mondo intero, una storia sui dilemmi dell’onestà, della colpa, dell’ambizione e del desiderio: così Cristian Mungiu, regista romeno classe 1968, già Palma d’Oro a Cannes nel 2007 con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, costruisce il suo quinto film Baccalauréat

Published

on

Dalla Romania al mondo intero, una storia sui dilemmi dell’onestà, della colpa, dell’ambizione e del desiderio: così Cristian Mungiu, regista romeno classe 1968, già Palma d’Oro a Cannes nel 2007 con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni, costruisce il suo quinto film Bacalaureat partendo da una famiglia della classe media (padre medico, madre bibliotecaria, figlia al liceo) di un paesino della Transilvania, per allargare la visuale, da un lato ai gangli della corruzione striscianti nelle pieghe più imprevedibili della società, e non solo ad Est, dall’altro alle scelte confliggenti con la propria coscienza che ciascun uomo può trovarsi a dover fare.

Il protagonista, Romeo, è infatti un medico rispettabile con moglie e figlia, che per anni non ha mai ceduto alle piccole scorciatoie che abbondano invece nel suo paesino, finché due eventi inattesi non cambiano il corso delle cose: s’innamora della bella insegnante d’inglese della figlia, avviando con lei una storia extra coniugale e, avvenimento ancor più dirompente, la figlia Eliza, bravissima negli studi, viene aggredita e quasi violentata vicino alla scuola il giorno prima degli esami di diploma da cui dipendono un’agognata borsa di studio a Cambridge ed il futuro stesso della ragazza. La vita sembra complicarsi in modo inestricabile, e Romeo cerca di risolvere la situazione ricorrendo ad ogni mezzo, dapprima chiedendo al preside di avere un occhio di riguardo per la figlia, e poi spingendosi oltre, con l’aiuto di un piccolo boss locale a cui promette un trapianto da lungo atteso e con la complicità del suo amico d’infanzia ispettore capo della polizia.

L’attore Adrian Titieni, nel ruolo di Romeo, mostra bene l’evoluzione del personaggio, le sue perplessità ed ansie di controllo ma anche la sua determinazione a portare avanti per la figlia l’ideale di una vita migliore – incurante che i desideri di lei sono altri, restare in Romania con il suo ragazzo, la madre e l’adorata nonna – quello che lui e la moglie avevano sognato da giovani e che si è scontrato con la dura realtà di un Paese e di un’epoca critica e priva di prospettive.

Delle tante massime universali che si potrebbero citare, da ‘il fine giustifica i mezzi’ a ‘l’occasione fa l’uomo ladro’, Mungiu propone, fra le altre risposte possibili, almeno per l’uomo comune, quella di un poliziotto che si rivolge al protagonista proponendogli di chiudere un occhio su alcune interferenze telefoniche in cambio della consegna di un colpevole: ‘errare humanum est’. La morte naturale di anziani corrotti e la capacità dei giovani del film di non farsi manipolare sembrano offrire una sorta di spiraglio ad un’atmosfera altrimenti irrespirabile, entro cui risuona estremamente attuale una frase/monito che Mungiu affida alla nonna di Eliza: “se i migliori decidono tutti di emigrare, chi cambierà questo Paese?”.

Elisabetta Colla

Commenta
Exit mobile version