Claudio Giovannesi, classe 1978, regista de La casa sulle nuvole (2009) e Alì ha gli occhi azzurri (2012) è uno dei tre cineasti italiani, insieme a Paolo Virzì e Marco Bellocchio, in cartellone alla Quinzaine 2016.
Fiore, co-prodotto da Rai Cinema, è la storia di Dafne (Daphne Scoccia), una ragazzina che sbarca il lunario tra furti e rapine; suo padre Ascanio, interpretato da Valerio Mastrandrea, è da poco uscito di galera e fatica a ritrovare l’equilibrio accanto alla sua nuova compagna e al figlio di lei. Così quando Dafne viene mandata in carcere a seguito dell’ennesimo furto si ritrova sola e abbandonata. Dapprima diffidente verso tutti e soprattutto pronta a usare piccoli favori in cambio di cose materiali come mp3 o sigarette, successivamente l’apertura del padre nei suoi confronti e la storia d’amore con Josh (Josciua Algeri), anche lui rinchiuso nel carcere, la faranno maturare e le faranno percepire il piacere di fare le cose per gli altri, per il gusto di farlo, senza alcun tornaconto.
L’amore che nasce tra i due ragazzi è delicato e dolce, anticipato da un rapporto epistolare clandestino: durante la sua giovane esistenza Dafne ha imparato a non spendersi mai senza avere nulla in cambio; la crescita del suo personaggio si completa proprio quando arriva a rischiare la sua libertà in cambio di un momento d’amore con Josh. E ci arriva gradatamente, attraverso piccoli impercettibili cambiamenti che si susseguono nel film, insieme agli altri avvenimenti che scuotono la vita nel carcere. Fondamentale in questa sua educazione sentimentale è la figura del padre, che dapprima è assente e poi inizia ad occuparsi, seppur in maniera poco costante, della figlia.
Valerio Mastrandrea conferisce al personaggio di Ascanio quella disperazione mista alla dolcezza e allo smarrimento di un uomo che sta cercando di rimettere insieme i pezzi della propria vita: sceglie una compagna più intraprendente e concreta (che fatica ad andare d’accordo con Dafne) perché ha bisogno di basi solide, e forse per concentrarsi sulla sua nuova vita, ancora in bilico tra la libertà e la galera, tralascia quella della figlia. Dafne si attacca a quel padre che ha sempre cercato e non ha mai vissuto pienamente, accontentandosi anche delle briciole, come la canzone Sally di Vasco Rossi, i cui versi molto ricordano la sua storia.
La forza del film è proprio nella delicatezza di raccontare un amore tra adolescenti, in un contesto duro e aspro come quello del carcere. A Dafne e Josh batte il cuore come a tutti i ragazzi della loro età e inventano piccoli escamotage per rubarsi uno sguardo o un bacio, lontani dagli occhi dei sorveglianti. Per girarlo Claudio Giovannesi e gli altri sceneggiatori Filippo Gravino e Antonella Lattanzi hanno trascorso 4 mesi nel carcere di Casal di Marmo nei pressi di Roma e sono partiti proprio dalla domanda “è possibile per due adolescenti vivere l’amore in un contesto come quello di un carcere?”
La risposta che il film ci dà è sì, è possibile vivere senza libertà, ma mai senza amore.
Anna Quaranta