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69 Festival di Cannes: La fille inconnue di Luc e Jean-Pierre Dardenne

Il minimalismo formale e sostanziale dei Dardenne, sottratto al superfluo-superficiale tecnico e narrativo, è carico di una densità espressiva straordinaria, che eleva-svela le contraddizioni, le qualità, le bassezze dei protagonisti su cui accentra l’attenzione. Con i Dardenne ci riconosciamo uomini e donne uguali

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Sinossi: Una sera, dopo l’orario chiusura del suo studio, Jenny, giovane medico generalista, sente suonare alla porta ma non va ad aprire. Il giorno dopo, viene informata dalla polizia del ritrovamento nelle vicinanze di una giovane ragazza, non ancora identificata.

Recensione: I fratelli Dardenne arrivano a Cannes due anni dopo Deux jours, une nuit portando sullo schermo in La ragazza senza nome una ennesima e splendida eroina contemporanea, lente riflettente di tutta l’ambiguità di un tempo umanamente e socialmente smarrito. Il mondo di un piccolo studio medico di periferia, il raggio di azione di questa analisi che ha al centro Jenny (una forte e fragile Adèle Haenel), giovane e promettente dottoressa, che fa del suo lavoro la sua vita. Sicura, padrona delle proprie emozioni, tratteggiata immediatamente in poche battute-riprese e nel rimprovero che fa a Julien, studente di medicina suo interno: Julien non deve far prevalere le proprie emozioni nel gestire la sua professione. È dura Jenny, e intransigente nel non rispondere al citofono dello studio alla fine di quella giornata. ‘Lo studio è chiuso’, replica al ragazzo che vorrebbe aprire. Un solo tocco di citofono, quello udito, giustifica per Jenny una non emergenza. Quel suono invece le sarà fatale. Perchè Jenny fa perdere alla ragazza che ha casualmente chiesto aiuto in quel modo la propria vita. La dottoressa apprende la notizia restandone profondamente scioccata. Di quella ragazza di colore non si sa nulla, solo il suo volto impresso nella telecamera di sicurezza che ha registrato l’arrivo allo studio medico. Nessun documento sul corpo trovato senza vita. E quella immagine non abbandona più Jenny, intenta a cercare a tutti i costi di svelare l’identità, di almeno restituire ai parenti la notizia, di rendere umana la fine di una sfortunata esistenza. Inizia ad indagare parallelamente alla polizia, con lo studio medico fulcro inatteso della svolta della vicenda. Jenny si rimpossesserà di un equilibrio interiore, più ricco e comprensivo di una umanità ai margini già amabilmente accudita da una giovane donna essa stessa ai margini.

Il femminismo dei Dardenne non finirà mai di stupirmi per le sfumature che i due cineasti belgi sono capaci di aggiungere ogni volta. Jenny è un’affascinante solitaria, dedita al suo essere medico in maniera assoluta, pervasa da una purezza che non la abbandona mai. Com’è bello vederla dispensare cure premurosamente e professionalmente, affrontare con timore e coraggio gli imprevisti del suo mestiere (che sia la gestione di reazioni violente, o crisi di astinenza, o riconoscenze emozionanti), ‘vivere di poco’, di se stessa. E come si irradiano attorno a lei, nel prisma dell’umanità, tutti coloro che la incrociano e la attraversano, portandoci più vicino nella comprensione dei valori che stiamo smarrendo, della solidarietà che sta morendo… Il minimalismo formale e sostanziale dei Dardenne, sottratto al superfluo-superficiale tecnico e narrativo, è carico di una densità espressiva straordinaria, che eleva-svela le contraddizioni, le qualità, le bassezze dei protagonisti su cui accentra l’attenzione. Con i Dardenne ci riconosciamo uomini e donne uguali.

Maria Cera

  • Anno: 2016
  • Durata: 113'
  • Distribuzione: Bim Distribuzione
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Belgio
  • Regia: Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne
  • Data di uscita: 27-October-2016

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