Ode alla semplicità, all’accettazione della vita, all’amore coniugale, ai ritmi tranquilli della periferia. In Paterson Adam Driver è un conduttore di autobus a Paterson, nel New Jersey. Si chiama Paterson come la sua città, scrive poesie inedite su un taccuino segreto, è sposato con Laura (interpretata dall’iraniana Golshifteh Farahani che ha recitato per Asghar Farhadi in About Elly), una casalinga che ama decorare la casa, sogna di diventare una cantautrice country e vendere cupcakes, e ogni sera esce con il loro bulldog Marvin per chiacchierare con il proprietario del bar di quartiere, Doc (Barry Shabaka Henley).
Paterson, che prende il titolo dalla cittadina e dal poeta-autista in essa radicato, è linearmente strutturato in sette parti secondo i giorni della settimana. La vita della coppia è mostrata nell’ordinarietà delle sue abitudini, una routine fatta di sveglie, partenze in autobus, cene e chiacchiere sui sogni da perseguire mai percepita come noiosa o in procinto di sgretolarsi in una crisi esistenziale. Jim Jarmusch mostra la ripetitività ipnotica della routine di due eroi della periferia come completezza e senza derisione. Quando Adam scrive i primi versi di una poesia d’amore ispirata da una scatola di fiammiferi, o quando Laura esprime il sogno ora di guadagnare una fortuna con la vendita di cupcakes ora quello di comprare una chitarra per diventare una stella del country, potrebbe sembrare l’inizio di una storia di un poeta senza talento e della sua capricciosa compagna. Con piacevole sorpresa ci accorgiamo da subito, invece, che in Paterson Jarmusch tratta i suoi beniamini con affezione, ne apprezza lo sguardo sul mondo che incarna la poesia del vivere semplice: i poemi di Paterson racchiudono la bellezza delle piccole cose, la vendita dei dolci preparati da Laura è un trionfo, il suo impegno nella musica porta risultati sorprendenti, il loro amore è solido e privo di conflitti. Ogni tanto nella cittadina vuota dei poeti come William Carlos Williams, che Paterson legge e stima, arriva qualcuno pronto a condividere pensieri ed esperienze con il pacato protagonista, il quale è sempre pronto allo scambio.
Paterson è l’anti-dramma, è la glorificazione di una relazione sana, della poesia stimolata e nutrita dall’attenzione al dettaglio, proprio come accade al Paterson protagonista attento ai discorsi dei suoi passeggeri, ai consigli e idee di Laura, alla rottura dolorose di una coppia conosciuta al bar, all’idea di poesia di un giapponese incontrato per casa. Non hanno figli, Paterson non è famoso, Laura non ha ancora definito la sua carriera e Marvin ha distrutto un taccuino pieno di versi, eppure la loro felicità non è messa in discussione. Quest’esistenza intenzionalmente privata di azione e dramma dal regista, questa maniera di vivere nella poesia, di riconoscere l’arte delle piccole cose può tendere solo verso un futuro pieno.
Francesca Vantaggiato