Riuscire a eguagliare il film di Kathryn Bigelow era, evidentemente, una missione impossibile, e, dunque, lo spettatore smaliziato si pone alla visione di questo remake di Ericson Core, abilissimo direttore della fotografia, con alle spalle solo due trascurabili film da regista, con disincanto, senza aspettarsi alcunché, sperando solo di non assistere alla profanazione dell’opera originale.
Bigelow con la metafora del surf e dell’onda attivava una batteria filosofica consistente nella misura in cui alla dimensione economica dell’esistenza (economia psichica, logica dello scambio applicata a tutte le sfere della vita) si contrapponeva un realtà ‘altra’, quella della ‘durata’, del ‘flusso emotivo’, una dimensione virtuale che convive giustapposta a quella ‘attuale’, un residuo indistruttibile che sfugge al tentativo di cattura della rappresentazione, in quanto eccedente le forme dello spazio e del tempo (cronologico). A ciò si aggiunga l’elogio del divenire, preso nel suo punto di velocità massima, in cui il concetto di soggettività si disarticola, e si passa dalla struttura del ‘maggiore’ (il potere) al ‘minore’, inaugurando una nuova metafisica del caos, egregiamente ‘balbettata’ da Gilles Deleuze nel suo La piega. Un ‘divenir minore’ che permette di smarcare il muro semiotico del capitale, sottraendosi al dominio esercitato dalle ‘società disciplinari’ e, successivamente, da quelle del ‘controllo’. Insomma, ce n’era abbastanza per far trastullare chiunque si dilettasse un po’ di questioni legate ai processi di soggettivazione, e, considerazione decisiva, il film era assi ben girato, con meravigliose sequenze marine, oltre che strepitose scene urbane di rapine e inseguimenti.
Il nuovo Point Break tenta di sparigliare le carte in tavola, mettendo, purtroppo, le mani in quella cultura new age che, tra ecologia, senso di appartenenza comune a un’origine che si tenta in tutti i modi di rievocare (senza comprendere che è sempre presente) e sostituzione del pensiero con l’azione (trascurando che il pensiero è già azione), è dilagata nel mondo contemporaneo, rimettendo alle iperboli di alcune azioni isolate dei singoli il compito di tracciare il cammino. Le otto prove che i protagonisti devono sostenere, restituendo ciò che hanno ricevuto alla terra che li ha generati, sono una trovata che gli sceneggiatori, un po’ a corto di idee, hanno escogitato, virando tutta la narrazione sulle spettacolari ed estreme imprese portate a compimento di volta in volta su diversi scenari: il surf con il mare in burrasca, il lancio col paracadute, il volo planare tra i cunicoli delle montagne dopo essersi gettati dalla cima, lo snowboard su una parete con pendenza mozzafiato; il tutto negli splendidi paesaggi immortalati dalla mobilissima macchina da presa. L’atteggiamento psicologico di Johnny Utah (Luke Bracey) rispetto all’indomabile gruppo rimane lo stesso del precedente film. Ne è attratto, ma non osa sfidare fino in fondo l’ordinarietà di un’esistenza cui si sente, alla fine, di appartenere. D’altronde gli scalmanati ragazzi seppur in modo discutibile (criticano un mondo che però non smettono veramente di frequentare – vedi le scintillanti feste del magnate arabo) tentano di trovare la loro ‘traiettoria’, finendo solo per lasciarci pelle, vittime di un entusiasmo effimero, non davvero duraturo (non soggiornano, seguendo l’etimo della parola, ‘presso il dio’)
Ericson Core utilizza tutta la propria esperienza per spettacolarizzare, riuscendoci, la messa in scena, a cominciare dalla scatenata corsa in motocicletta che apre il film, fino alla tempesta perfetta che lo chiude, e che vede Utah ritirarsi in elicottero sopra un mare in tumulto.
Dunque, questo Point Break non è all’altezza dell’originale, ne scombina i tratti salienti, e il risultato è un film dalle pretese inferiori che, comunque, non mancherà di intrattenere piacevolmente coloro che amano azione a oltranza e paesaggi incantevoli.
Distribuito da Eagle Pictures, Point break è disponibile in dvd, in formato 2.35:1, con audio in italiano e originale (DD 5.1) con sottotitoli opzionabili. Nei contenuti speciali: scene tagliate e il Making Of.
Luca Biscontini