Tanta animazione giapponese di qualità, al Future Film Festival, ma anche un campione delle più interessanti produzioni europee, specie quelle che pur non potendo contare su budget stellari, pur rimanendo sostanzialmente indipendenti, possono vantare pregi narrativi e stilistici di prim’ordine. Ed è questo ad esempio il caso di Extraordinary Tales, il lungometraggio d’animazione dalla gestazione particolarmente complessa e laboriosa, ben 9 anni, che lo spagnolo Raul Garcia ha presentato con evidente soddisfazione a Bologna. La sua presenza in concorso ci ha offerto per giunta il pretesto di un doppio, succoso appuntamento: alla visione della così intrigante opera cinematografica, cui ci siamo prestati mercoledì 4 maggio, si è infatti sommato a distanza di un giorno l’intenso incontro con Garcia stesso, il quale ha così potuto mostrare in sala, commentandolo con metodo e dedizione, un making of del film per certi versi illuminante.
Venendo al dunque, sono passati diversi anni da quando questo ambizioso progetto ha fatto capolino nella mente di Raul Garcia, un animatore di provata esperienza le cui competenze in determinati ruoli sono state sfruttate dalla Disney per lungometraggi di successo come Aladdin e Il re leone, traducendosi poi anche nella co-regia di Felix l’ultima lince, lungo animato con avventure di animali in primo piano che ha avuto almeno in Spagna positivi riscontri. Ma c’era già Edgar Allan Poe nel mirino. Consapevole che, appoggiandosi a una produzione indipendente, gli sarebbe stato impossibile sviluppare l’intero progetto in un colpo solo, Raul Garcia ha intelligentemente deciso di realizzare un cortometraggio alla volta, per poi legarli assieme così da completare l’antologica selezione di 5 racconti del terrore che lui aveva in mente. Alla fine è poi arrivata quella cornice in grado di sfumare il passaggio da un corto all’altro, cornice rappresentata dal segmento che vede protagonisti Edgar Allan Poe con le sembianze di un corvo e la Morte in persona, posti all’interno di un siparietto metafisico dall’inquietante ambientazione cimiteriale.
Perché poi in definitiva era questo l’obiettivo del film-maker spagnolo: utilizzare una tecnica, l’animazione, per declinare in varie forme la sua passione per un determinato genere, l’horror. E pensiamo ci sia riuscito benissimo. Come dicevamo prima, sono 5 i racconti scelti: La caduta della casa degli Usher, La maschera della morte rossa, Il pozzo e il pendolo, Il cuore rivelatore e La verità sul caso di Mr. Valdemar. Ci sarebbe da commentarli uno per volta, per le molteplici suggestioni che ci hanno lasciato. Lo stesso regista, durante l’incontro col pubblico, si è divertito a raccontarci tutta la laboriosa preparazione di uno dei corti, a esser più precisi La maschera della morte rossa, soffermandosi per esempio sulle diverse ispirazioni pittoriche che lo hanno guidato, nell’approntare i fondali e il character design dei personaggi: da Egon Schiele a Bruegel, passando addirittura per L’urlo di Munch.
Ecco, senza scendere pure noi nei dettagli, ciò che vorremmo invece sottolineare è la piacevolezza dello scivolare da un racconto all’altro in atmosfere, tempistiche narrative, scelte stilistiche, che appaiono di volta in volta radicalmente diverse. Ma sempre lontane dall’appiattimento che un uso stereotipato della computer grafica avrebbe creato. Split screen. Bianco e nero di foggia espressionista. Tavole da fumetto undergound. Imitazione dei colori a olio. C’è questo e molto altro ancora, nel vorticoso susseguirsi di scene tenebrose cui il cineasta spagnolo ha dato vita.
Alla buona riuscita dell’operazione hanno poi contribuito i diversi commenti musicali, sempre appropriati, e la particolare scelta delle voci narranti. Una scelta davvero da brividi sotto la pelle. E sempre molto evocativa, considerando che si va da un vero maestro del cinema fantastico (e amico dell’animatore iberico) come Guillermo del Toro fino al leggendario Christopher Lee, deceduto poi in tempi relativamente recenti. C’è però un’autentica chicca, con cui potremmo anche chiudere questo capitolo: una delle voci appartiene nientepopodimeno ché a Bela Lugosi, scomparso da qualche decennio! Il miracolo è presto spiegato. L’indimenticabile attore a fine carriera era solito partecipare a spettacolini e reading di celebri racconti del terrore, a teatro, così una volta capitò che portasse in scena per qualche giorno Il cuore rivelatore di Edgar Allan Poe. Qualcuno in quella occasione pensò bene di registrare la sua voce, per proporgli un eventuale programma televisivo a tema di cui poi non si fece più nulla. La registrazione sembrò sparire per diversi anni. Finché Raul Garcia non l’ha clamorosamente ritrovata su eBay, decidendo quindi di farla restaurare e di utilizzarla proprio per quel segmento della sua opera cinematografica, del resto molto fedele al racconto originale così come tutte le altre parti di questo insolito, intrigantissimo film d’animazione. Tanto di cappello!