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Interviews

INCONTRO CON GLI ATTORI DI KILLER JOE (Fino al 25 Aprile al Teatro Vascello di Roma)

Dal 6 al 25 Aprile è in scena al Teatro Vascello di Roma “Killer Joe” del premio Pulitzer 2008 Tracy Letts, un testo tradotto e adattato da Giampaolo G. Rugo, e diretto da Massimiliano Farau per la Suite Produzioni.
Intervista a cura di Natasha Ceci.

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Dal 6 al 25 Aprile è in scena al Teatro Vascello di Roma “Killer Joe” del premio Pulitzer 2008 Tracy Letts, un testo tradotto e adattato da Giampaolo G. Rugo, e diretto da Massimiliano Farau per la Suite Produzioni.

In una desolata ed estrema periferia romana per saldare un debito, Christian (Alessandro Marverti), ventiduenne spacciatore, decide di uccidere la madre per intascare l’assicurazione sulla vita, coinvolgendo il padre Anselmo (Andrea Ricciardi) e la matrigna Chantal (Federica Marchettini). Christian, per compiere l’omicidio, assolda Killer Joe (Francesco Montanari), il quale chiede come caparra i favori sessuali di Doroty (Patrizia Ciabatta), sorella di Christian e unica beneficiaria del premio di assicurazione. Ma un’amara scoperta capovolgerà i rapporti di questa slabbrata famiglia.

Dal testo di Letts alla vostra interpretazione. Come avete vissuto il passaggio?

Federica Marchettini: Il testo originale è ambientato in Texas, in un “trailer”, (una roulotte in cui vive il sottoproletariato americano e texano n.d.r.), in cui si vive in una desolazione profonda. L’unico modo per rendere la lingua era trasportarla in un’altra lingua viva, come il nostro dialetto romano, rispettando tematiche e ritmo.

Roma c’è e non c’è.  Siamo ai confini estremi della periferia romana e allo stesso tempo ci siamo dentro. Come avete reso questo aspetto?

Francesco Montanari: Io credo che questa sia una storia che si può fare in qualsiasi tempo e luogo.  Certamente questo adattamento è molto radicato, con una connotazione ben precisa che ci appartiene, di una realtà non texana..

Elisa Menchicchi (regista assistente): Roma ha un’identità precisa, nel bene e nel male. Lo splendore e il disastro di un impero unico nella storia.

Andrea Ricciardi: Il romano ha un carattere ben distinto e riconoscibile da quello che può avere, per esempio, il napoletano.

Chi sono i vostri personaggi?

Federica Marchettini: Sono persone vere, al di là, addirittura, della borgata pasoliniana.  Non c’è scambio tra loro e il mondo, ma prevalgono solo gli istinti primordiali. Tutti, comunque, esprimono, una loro fragilità.

Patrizia Ciabatta: Al di là di tutto, io credo che ci sia una visione della famiglia come fosse un archetipo. Il mio personaggio è una pura che si sacrifica, come fosse una novella Antigone! Tutti loro, alla fine, cercano di ricostruirsi, sotto il segno del male, rappresentato da Killer Joe.

Il tuo personaggio però sembra quasi che accetti gli eventi, non dico passivamente ma quasi….

Alessandro Marverti: Forse con un po’ di disincanto..

Patrizia Ciabatta: Alla fine Doroty reagisce perché succede il “patatrac”..

C’è molta tragedia, infatti, ma anche molta ironia….

Patrizia Ciabatta: É una commedia nera, molto cinematografica nella scrittura. Un po’ tarantiniana e pulp, se vuoi, anche se Letts viene prima di Tarantino!

Tutti esprimono una loro fragilità, ma con una ricerca di redenzione finale. A tal proposito non si sa se ci sarà una rinascita o una discesa agli inferi!

Patrizia Ciabatta: C’è una evoluzione che riguarda tutti i personaggi, e non è così facile con cinque attori sulla scena!

Federica Marchettini: I personaggi non sono né buoni né cattivi. Nelle loro diverse facce emerge la fragilità, e poi prevale l’istinto di sopravvivenza.

Natasha Ceci

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