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L’Opera da Tre Soldi a Milano, con Maria Roveran

L’attrice Maria Roveran ha debuttato come Polly ne “L’Opera da tre soldi” di Bertolt Brecht, diretta da Damiano Michieletto, accanto a Peppe Servillo e Rossy De Palma

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MARIA ROVERAN
ha debuttato come Polly ne “L’Opera da tre soldi” di Bertolt Brecht, diretta da Damiano Michieletto,
in scena accanto a Peppe Servillo e Rossy De Palma.
Dal 19 aprile all’11 giugno
PICCOLO TEATRO MILANO

L’attrice-cantante veneziana Maria Roveran ha debuttato martedì 19 aprile, al Piccolo Teatro Strehler, ne “L’Opera da Tre Soldi” di Bertolt Brecht e Kurt Weill, diretta da Damiano Michieletto, fresco vincitore dell’Olivier Award per il dittico “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci” andato in scena alla Royal Opera House di Londra, e con la direzione musicale di Giuseppe Grazioli. Nella versione di Michieletto si parte dal processo: “La mia idea – aveva precisato nel corso della conferenza stampa il trevigiano Michieletto – è mettere l’Opera “sotto processo”, guardarla sotto una lente d’ingrandimento. Il fulcro è il processo a Mackie Messer, che diventa il filtro attraverso il quale leggere la storia e al tempo stesso comprenderla. È un tentativo di smontare il racconto e rimontarlo secondo una circostanza precisa, in grado di creare il necessario distacco analitico. Sarà un lavoro sui personaggi svolto su un costante dislivello recitativo, dove la canzone crea un’ulteriore e prepotente spaccatura con il tessuto e le circostanze della vicenda”. Una produzione Piccolo Teatro di Milano a 60 anni dalla rappresentazione di Giorgio Strehler, in cui il regista ha scelto per la sua mise en scène attori che cantano.

L’attrice Roveran, che come cantante ha anche un suo percorso cantautoriale, si è in questo caso messa in gioco confrontandosi con il canto lirico, ed in scena incarna Polly. Angelo o demone, ragazzina ingenua o abile manipolatrice? La piccola Polly Peachum, moglie legittima dell’infedele Mackie Messer, interpretato da Marco Foschi, non mancherà di stupirvi, mentre Jenny delle Spelonche sarà Rossy De Palma e Peppe Servillo-Peachum. “L’Opera da tre soldi” fu creata Bertolt Brecht e Kurt Weill nel 1928 e in quello stesso anno andò in scena a Berlino. Il primo ad allestirla in Italia, nel 1956, fu Giorgio Strehler, presente lo stesso Brecht che sarebbe morto sei mesi dopo. “Rappresentata in tutto il mondo – ha spiegato Damiano Michieletto -. solo nella prossima stagione, oltre alla nostra, ne saranno prodotte edizioni a Vienna, in Germania, in Francia, a Salisburgo…come dire, i termini di paragone con cui confrontarsi, per un regista, sono numerosissimi, ma soprattutto in continuo divenire, poiché inesauribili sono i tentativi di approccio a quest’unicum della storia del teatro occidentale». La storia dei Peachum, di Jenny delle Spelonche, di Macheath detto Mackie Messer e di tutta la varia umanità protagonista dell’Opera da tre soldi è tratta dalla Beggar’s Opera, L’opera del mendicante che l’inglese John Gay scrisse nel 1728. Fu Elisabeth Hauptmann, storica collaboratrice di Brecht, a tradurla dall’inglese al tedesco e a suggerirne allo scrittore la riscrittura in chiave contemporanea. “Senza la Hauptmann oggi non avremmo L’Opera da tre soldi – continua Michieletto – e mi pare opportuno ricordare anche il suo ruolo di eccellente dramaturg, troppo spesso offuscato dalla presenza di due colossi come Brecht e Weill». Lo spettacolo rimarrà in scena fino all’11 giugno, presentando in buca l’organico semicameristico di un’orchestra sinfonica, La Verdi, diretto da Giuseppe Grazioli.

L’opera da tre soldi
Lo spettacolo alterna momenti di prosa a momenti musicali e cantati, ambientato nella Londra vittoriana, ha come protagonista, Macheath, noto criminale, Macheath (Mackie Messer, o Mack the Knife) sposa Polly Peachum. Il padre di Polly, che controlla tutti i mendicanti di Londra, è sgradevolmente sorpreso dall’avvenimento e tenta di far arrestare e impiccare Macheath. I suoi maneggi sono però complicati dal fatto che il capo della polizia, Tiger Brown, è un amico di gioventù di Macheath. Alla fine Peachum riesce a farlo condannare all’impiccagione, ma poco prima dell’esecuzione, Brecht fa apparire un messaggero a cavallo da parte della “Regina” che grazia Macheath e gli conferisce il titolo di baronetto, nella parodia di un lieto fine.

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