Sinossi: Basato sui racconti senza tempo di Rudyard Kipling e ispirato al classico d’animazione Disney, Il libro della giungla è un’epica avventura live action, che vede protagonista Mowgli, un cucciolo d’uomo cresciuto da una famiglia di lupi. Mowgli è costretto a lasciare la giungla quando la temibile tigre Shere Khan, segnata dalle cicatrici dell’uomo, giura di eliminarlo per evitare che diventi una minaccia. Costretto ad abbandonare la sua unica casa, Mowgli s’imbarca in un avvincente viaggio alla scoperta di se stesso, guidato dal suo severo mentore, la pantera Bagheera e dallo spensierato orso Baloo. Lungo il cammino, Mowgli s’imbatte in creature selvatiche non proprio amichevoli, tra cui il pitone Kaa, che ipnotizza il cucciolo d’uomo con il suo sguardo e la sua voce seducente, e King Louie, il sovrano adulatore che tenta di costringere Mowgli a rivelargli il segreto del mortale e sfuggente fiore rosso: il fuoco.
Recensione: Non era certo impresa facile realizzare un nuovo film sul più classico dei classici per ragazzi, Il libro della giungla (The Jungle Book), dello scrittore anglo-indiano Rudyard Kipling (Premio Nobel per la Letteratura nel 1907, a soli 41 anni, per la raccolta di racconti ‘Il libro della giungla’), a cinquant’anni dalla celeberrima versione animata del 1967, pellicola diretta da Wolfgang Reitherman e testamento spirituale di Walt Disney che morì durante la lavorazione. Ma Jon Favreau – solido regista, sceneggiatore e produttore made in USA, noto per la versione cinematografica di Iron Man – è riuscito a stupire anche i più scettici fra critici e spettatori, costruendo una più realistica e lievemente cupa atmosfera ed un nuovissimo adattamento del popolare romanzo, da un lato con l’animazione CGI ed in live action, com’è giusto che sia nell’era del digitale, dall’altro attraverso alcune trasformazioni della storia originale (che poco cambiano rispetto all’impianto classico mantenendo il carattere di fiaba miscelato al realismo immaginario) e delle caratteristiche personali e psicologiche dei personaggi.
Bellissime alcune scene di massa degli animali in cerca d’acqua o riuniti nelle rovine dei templi, dove coesistono, in modo affascinante ed inquietante, elementi magici e naturalistici. Il romanzo di formazione che vede al centro della storia il piccolo Mowgli, un cucciolo d’uomo rimasto solo nella foresta ed allevato da un branco di lupi, capeggiato dal vecchio babbo lupo Akhela e da mamma lupa Raksha, si dipana nelle sue costanti e giustamente note tappe di crescita: la sicurezza ed il calore del branco, i giochi e l’amore materno, ma anche le regole che aiutano a sopravvivere; la guida di un maestro/mentore d’eccezione, la pantera Baghera, disposta anche a dare la vita per salvare il bambino; l’incontro con l’amicizia spensierata ma affidabile dell’orso Baloo; la crescita improvvisa e drammatica del cucciolo d’uomo quando la tigre Shere Khan, che ha in sospeso una vendetta con il padre di Mowgli per averla accecata con il ‘fiore rosso’ (il fuoco, posseduto dall’uomo, è desiderato e temuto dagli animali della foresta), minaccia di uccidere tutti finché Mowgli non gli verrà consegnato; il coraggio e l’altruismo del bambino nel salvare la vita ad un elefantino, rischiando di rimanere schiacciato dai grandi elefanti; i falsi amici, come il serpente Kaa che usa l’ipnosi cercando di mangiare Mowgli o lo scimmione Re Luigi, che vuole a tutti i costi il fiore rosso; la fuga ed il ritorno, le decisioni da prendere e la natura fantastica della giungla, pericolosa ma anche familiare e donatrice di vita.
La scelta di dare a Mowgli un carattere più deciso e meno ingenuo rispetto al personaggio del cartone animato risulta vincente, soprattutto perché incarnata da un interprete perfetto nella parte come il piccolo Neel Sethi, somigliante, simpatico e pieno di sorprese. Anche il cast dei bravissimi doppiatori italiani – Toni Servillo (Ben Kingsley in originale), Neri Marcorè, Giovanna Mezzogiorno, Violante Placido e Giancarlo Magalli – fa la sua parte nel rendere questa pellicola (3D e 2D) davvero imperdibile per grandi e piccoli. Divertente cameo quello di inserire alcune canzoni della versione Disney 1967 nel film 2016, fra queste la ben nota ‘Vorrei esser come te.’
Elisabetta Colla