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SoundScreen Film Festival: Dante’s Inferno 1911

Evento clou del SoundScreen Film Festival è stato finora Dante’s Inferno 1911, ovvero l’immaginifico capolavoro italiano del muto, di recente restaurato e musicato dal vivo a Ravenna dalla Byzantium Experimental Orchestra di Bruno Dorella e Nicola Manzan.

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Dopo aver dato vita al Ravenna Nightmare e al Mosaico d’Europa, festival cui ci si è ben presto affezionati, i così creativi cinefili ravennati hanno voluto sorprenderci con una nuova manifestazione cinematografica, dedicata specificamente al rapporto tra musica e grande schermo: il SoundScreen Film Festival.
Questo festival cinematografico nuovo di zecca è iniziato lunedì 11 aprile, ci ha visto arrivare in Romagna il 14 e si chiuderà stasera, sabato 16 aprile. Pensiamo che i tempi siano perciò maturi per cominciare a parlarvi di queste giornate così fitte di proiezioni, incontri, eventi speciali. A partire proprio da giovedì 14 aprile, la giornata del nostro arrivo a Ravenna, che si è rivelata non soltanto generosa ma anche oltremodo varia nelle proposte.

Terminata la proiezione di Eden, film di Mia Hansen-Løve già passato nelle sale al quale ci sentiamo intimamente connessi, inserito qui in concorso, è stato il turno del critico musicale Maurizio Principato, che ha saputo catturare l’attenzione del pubblico attraverso la session dal titolo David Bowie: l’attore che cadde sulla terra. Nel raccontare vita, morte e – soprattutto – miracoli (artistici) del grande David Bowie, Maurizio ha saputo far rivivere con grande maestria alcuni passaggi importanti di una carriera (e di una vita) fuori dal comune, appoggiandosi di tanto in tanto alla riproposizione di videoclip e brevi spezzoni cinematografici.
Scaldata così l’atmosfera, ci si è preparati all’evento clou di una giornata festivaliera talmente ricca, intensa: Dante’s Inferno 1911, ovvero l’immaginifico capolavoro italiano del muto firmato da Bertolini, De Liguoro e Padovan, di recente restaurato e musicato per l’occasione dal vivo dalla Byzantium Experimental Orchestra di Bruno Dorella e Nicola Manzan.

Questa arcaica versione cinematografica dell’Inferno dantesco, che si chiude ahinoi con un’inquadratura alquanto posticcia del monumento al poeta situato a Trento, è in realtà una effervescente antologia di ingegnosi trucchi ottici, scenici, nonché di indovinatissime scenografie naturali e non, con cui gli autori vollero rappresentare la discesa di Dante e Virgilio agli Inferi, descrivendone minuziosamente il passaggio attraverso i vari gironi, fino a riveder le stelle.
Non mancano ovviamente le piccole e deliziose ingenuità dell’epoca, come quando si intravvedono i fili che tenevano legate le fiere, qui per la verità alquanto smunte, incontrate da Dante all’inizio del suo tragitto. Ma a prevalere sono i motivi di sorpresa e di meraviglia, davanti alla pittoresca artigianalità dell’opera, di fronte alle creazioni così naif approntate per far rivivere quel fervido immaginario: 54 scene ispirate alle illustrazioni di Gustavo Doré, che in qualche modo hanno segnato la storia della cinematografia mondiale. E la musica della Byzantium Experimental Orchestra, capace di passare con estrema disinvoltura da sonorità disturbanti a coloriture simil-medioevali, a passaggi robustamente post-rock e ad intuizioni compositive ancora diverse, ben si è prestata a rendere magica tale esperienza spettatoriale.