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In Sala

Fiore del deserto

Fiore del deserto racconta la vita della modella Waris Dirie, che si è impegnata in una lunga battaglia contro l’infibulazione, mettendo a servizio degli altri la sua storia di vittima – narrata nell’autobiografia Fiore del deserto, da cui è stato tratto il film – ed operando dal 1997 al 2003 come ambasciatrice speciale dell’ONU. Oggi, in alcuni Paesi, la MGF sta diventando illegale

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Sinossi: Waris Dirie nasce in un villaggio della Somalia da una famiglia di nomadi con dodici figli dove subisce l’infibulazione più o meno a cinque anni: a tredici il padre la vende a un uomo di sessant’anni. Waris non accetta quel destino, fugge a Mogadiscio e poi a Londra, nella residenza di uno zio ambasciatore lavorando come cameriera. Quando l’uomo viene richiamato in Somalia, lei decide di restare in Inghilterra. Sola e analfabeta si guadagna da vivere con mestieri umili. Si iscrive a una scuola serale finché un giorno un fotografo, Terry Donaldson, la convince a posare. All’improvviso il suo destino cambia dando inizio a una fortunatissima carriera di fotomodella. Al culmine del successo, Waris ha trovato il coraggio di raccontare la propria storia e oggi è la portavoce ufficiale della campagna dell’ONU contro le mutilazioni femminili.

Recensione: Nel deserto somalo una bambina nomade di tredici anni, Waris, pascola le capre, gioca con i fratellini e cucina insieme alla madre: la vita sembra scorrere tranquilla, finché un brutto giorno il padre la vende in moglie ad un uomo anziano e lei, terrorizzata e  sola, si ribella e fugge. Così il prologo del film-manifesto Fiore del deserto, diretto dalla regista anglo-tedesca Sherry Hormann e giunto in Italia a sette anni di distanza dalla presentazione alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

La storia di Waris, infatti, che fugge in cerca di un destino migliore attraverso il deserto di roccia, rischiando la vita per raggiungere la nonna a Mogadiscio, e da lì a Londra come domestica di un lontano parente ambasciatore, è la storia di tante donne disperate, in Somalia ed in molte altre parti del mondo, costrette a sottostare ai dettami di una cultura dominante patriarcale, che dispone di loro e dei loro corpi. Waris, infatti, nasconde un terribile segreto, che verrà da lei raccontato molti anni dopo: la mutilazione genitale inflittale quando aveva appena cinque anni, un evento traumatico rimosso che la inibisce nelle relazioni con gli altri e nel rapporto con il proprio corpo.

L’infibulazione, infatti, praticata da una ‘mammana’ con una lametta su una pietra in mezzo ai campi – l’antichissimo rito viene portato avanti in molte culture col pieno consenso delle madri, per assicurare la ‘purezza’ della donna, altrimenti le bambine non saranno considerate socialmente adeguate ed ‘abili’ per il matrimonio – aveva quasi ucciso Waris, vittima di un’infezione con febbre altissima dalla quale si era salvata per miracolo. Fortunatamente Waris Dirie, interpretata nel film dalla splendida modella Lidya Kebede, dopo aver sofferto per anni la fame ed il freddo in una Londra inospitale, trova finalmente un’eccentrica amica che le apre le porte ad una vita normale (nel ruolo la brava ed effervescente attrice inglese Sally Hawkins), inizia a lavorare come cameriera in un fast-food e qui viene notata da un famoso fotografo di moda che l’avvia, con non pochi problemi legati allo stato di clandestinità della ragazza, ad una brillante carriera di fotomodella.

Dopo anni di viaggi e lavoro, ad una giornalista che le chiedeva come l’incontro con la moda e la fotografia avessero cambiato la sua vita, Wairis rispose: “Non è stato il mio lavoro a cambiare la mia vita, se vuole sapere cosa l’ha veramente cambiata dovete raccontare la mia storia, sperando che quanto accaduto a me da piccola non accada più a nessuna bambina”. Così Waris per la prima volta racconta il giorno in cui la mutilarono, come la madre la tenne ferma, il dolore atroce sentito, gli organi genitali recisi mangiati dagli avvoltoi, la fessura chiusa malamente con un ago di fortuna, l’infezione contratta ed il dolore degli anni successivi, parte integrante della sua vita nelle normali funzioni fisiologiche.

Il film, girato tra il Gibuti, Londra, New York e Colonia, pur con qualche sbavatura narrativa e stilistica, propone – fra tragedia e commedia – da un lato, la dura vita di una migrante clandestina in Europa, dall’altro ha un chiaro intento di denuncia rispetto alla pratica della MGF (mutilazione genitale femminile). Dagli anni Novanta fino ad oggi, infatti, la modella Waris Dirie, si è impegnata in una lunga battaglia contro l’infibulazione, mettendo a servizio degli altri la sua storia di vittima – narrata nell’autobiografia Fiore del deserto, da cui è stato tratto il film – ed operando dal 1997 al 2003 come ambasciatrice speciale dell’ONU. Oggi, in alcuni Paesi, la MGF sta diventando illegale.

Elisabetta Colla

  • Anno: 2009
  • Durata: 120'
  • Distribuzione: Ahora! Film
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Gran Bretagna, Germania, Austria, Francia
  • Regia: Sherry Hormann
  • Data di uscita: 14-April-2016

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