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Film da Vedere

Spartacus di Stanley Kubrick

Il film è datato 1960 ed alla regia vede Stanley Kubrick

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Spartacus è un film del 1960 diretto da Stanley Kubrick, tratto dall’omonimo romanzo di Howard Fast (1952). Narra la vita dello schiavo che sfidò la Repubblica romana: il gladiatore trace Spartaco. Il film iniziò sotto la regia di Anthony Mann, che però dopo breve tempo fu licenziato dal produttore e protagonista Kirk Douglas e sostituito alla regia da Kubrick, dal quale Douglas era già stato diretto tre anni prima in Orizzonti di gloria. Si tratta del primo lungometraggio a colori del regista (egli aveva già diretto il cortometraggio The Seafarers a colori). Nel 2007 l’American Film Institute l’ha inserito all’ottantunesimo posto della classifica dei cento migliori film americani di tutti i tempi (nella classifica originaria del 1998 non era presente).

La sceneggiatura è di Dalton Trumbo, costretto a scrivere sotto falso nome perché finito, in quanto sospettato di filocomunismo, nel mirino della commissione del senatore McCarthy; fu lo stesso Douglas a volere che lavorasse per questa pellicola e in seguito, fece reinserire il suo vero nome nei titoli. Con l’inserimento del nome di Trumbo nei titoli, s’incrinò per la prima volta la regola non scritta che vietava di far lavorare a Hollywood coloro che fossero finiti nelle liste maccartiste. In seno al film allestì la magistrale scena in cui l’arrogante generale Crasso pronuncia la celeberrima e minacciosa frase comunicando a Sempronio Gracco ciò che la sua vittoria significherà: “In ogni città e provincia liste di dissidenti sono già compilate.”; Gracco risponde di immaginare che il suo nome sarà presente nella lista; Crasso risponde “In testa!

Kubrick volle apportare numerose innovazioni alla sceneggiatura per evitare la scontata produzione dell’ennesimo film epico, come per esempio le scene d’amore con Varinia, e dando maggiore spessore alle figure di Licinio Crasso, Sempronio Gracco e Lentulo Batiato, da lui ritenuti gli emblemi dominanti di una società macchinosa e corrotta. Kubrick fu autore di alcune sequenze certo degne di miglior fama, come per esempio la battaglia finale, per la quale riuscì a rendere in modo eccellente le manovre tattiche dell’esercito romano (per la cui resa descrittiva s’ispirò alle scene di battaglia di Aleksandr Nevskij di Sergej Michajlovič Ejzenštejn). La scena rende nitidamente l’avanzata tatticamente impeccabile delle coorti, spiegandone i movimenti (facendo un eccellente uso del montaggio per “moltiplicare” le comparse) e segue insieme il crescendo della tensione dei ribelli, sino al momento liberatorio del contrattacco. Non per nulla il regista utilizzò per questa scena – realizzata in una grande pianura nei dintorni di Madrid – 8.000 soldati di fanteria, ottenuti dopo un accordo con l’esercito spagnolo. A Kubrick si deve anche un particolare espediente per realizzare il frastuono delle scene di massa: il regista infatti fece registrare con un’apparecchiatura a tre vie i cori e gli incitamenti di 76.000 spettatori durante una gara di football degli Spartans, squadra del Michigan State Notre Dame College di Lansing.

Il cast comprendeva quattro giganti della recitazione cinematografica, fisiologicamente destinati a misurarsi competitivamente durante le riprese. L’arrivo di Kubrick, ben conscio delle sue capacità, innescò un altrettanto fisiologico contrasto di personalità con Douglas, consapevole di essere soprattutto il “padrone di casa”; complice l’ingente valore economico dell’investimento, ne nacque una situazione di lenta competizione fredda, che alla fine lasciò Kubrick privo di qualsiasi entusiasmo per l’opera realizzata, al punto da quasi sconfessarne la paternità una volta terminatala. Motivi di rammarico, il regista ne aveva molti: da un lato, la vicenda rivoluzionaria dello schiavo che si ribella alla schiavitù e inizialmente sconfigge Roma, avrebbe potuto più efficacemente rendersi con più marcate allusioni agli imperialismi correnti negli anni cinquanta, primo fra tutti quello americano, che in quella decade cercava peraltro accostamenti simbolici con l’antica Roma e ne coltivava il mito. D’altro canto, descrivere in modo zuccheroso ed eccessivamente romanzato la vicenda in assoluto più rappresentativa della lotta di classe, poteva parere improprio all’asciutto regista che in precedenza aveva mostrato di non disdegnare la crudezza narrativa. Anche date le opere precedenti, si direbbe che Kubrick avrebbe preferito meno dettagli della fossetta sul mento del protagonista e più spunti sulla sperequazione sociale. Questi elementi, presenti in nuce nella sceneggiatura di Trumbo, erano stati tutti “addolciti” da Douglas, che al coraggio di aver ingaggiato (anche occultamente) professionisti scomodi, aggiungeva il coraggio di badare anche al botteghino (e alla possibilità di circolazione del film; Orizzonti di gloria era al momento oggetto di censura e non veniva proiettato in Francia). A proposito del suo “sano” pragmatismo, il produttore fu aspramente criticato anche per aver finanziato una fondazione ascrivibile alla moglie del dittatore spagnolo Francisco Franco, dal quale aveva ottenuto, come sopra accennato, di noleggiare a un prezzo irrisorio truppe dell’esercito regolare da utilizzare come comparse; si disse che anche questo era stato causa di scontro col secondo regista del suo film. La vera anima della pellicola fu Kirk Douglas. In un’intervista, infatti, ammise con chiarezza che si era proposto per la parte di Charlton Heston nel film Ben-Hur, ma al rifiuto da parte della produzione, che lo avrebbe preferito nella parte del tribuno romano Messala, decise di competere con Hollywood mettendo in piedi una produzione colossale basata sul tema epico e sociale. Il film fu bollato come socialmente pericoloso, pertanto fu varata un’insistente e ossessiva propaganda volta a boicottarlo, ma, a sorpresa, il Presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy, l’andò a vedere e dichiarò che gli era piaciuto molto.

Spartacus

  • Anno: 1960
  • Durata: 189'
  • Genere: Storico
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Stanley Kubrick

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