Terence Young, il regista britannico che raggiunse la notorietà negli anni 60 grazie ai primi due e al quarto capitolo della serie spionistica di James Bond con Sean Connery, e successivamente per aver diretto attori di fama internazionale quali Rita Hayworth, William Holden e Kim Novak, nel 1948 realizzò un piccolo capolavoro, Il mistero degli specchi (Corridor of Mirrors), con Eric Portam, nei panni di un affascinante collezionista d’arte, una splendida Edana Romney, una sensuale signora sedotta dai modi raffinati dell’uomo, e un esordiente Christopher Lee in un ruolo minore.
Mifanwy Conway (Romney) incontra in un cabaret Paul Mangin (Portman) e subito rimane rapita dall’inconsueto corteggiamento che l’elegante signore le riserva, dapprima invitandola a ballare, e poi conducendola nella sua splendida casa, dove il tempo sembra essersi fermato a quattro secoli prima. Lo splendore degli interni in cui si muovono i protagonisti, reso dalla straordinaria fotografia di Andrè Thomas, incanta lo spettatore, che viene catapultato in un’atmosfera di sogno, sapientemente architettata dall’eccentrico uomo che riesce a fare breccia nel cuore della ragazza, compiacendone senza sosta il narcisismo, facendole indossare meravigliosi abiti di epoche passate, ricoprendola di gioielli risalenti all’epoca rinascimentale, esaltandone, insomma, in ogni modo la vanità. Mifanwy, nonostante non sia incline a innamoramenti duraturi, in questa occasione cede incondizionatamente all’irresistibile assalto di Mangin, godendo dello sfarzo messole a disposizione, in cui si muove con alterigia e superbia. Ben presto però emerge il lato ossessivo della vicenda, dato che il collezionista tende a isolare la sua amata, tenendola in casa, costringendola a vivere in una condizione surreale, in quanto, a suo parere, tornare al presente, all’esterno, rovinerebbe la bellezza di un incontro ammantato di magia. L’amore maniacale di Mangin per il passato, che viene percepito in maniera ‘museale’ e non pulsante, rende Mifanwy un oggetto tra i tanti che l’uomo colleziona, e dunque la donna capisce che è arrivato il momento di andarsene, soprattutto dopo aver scoperto l’insana convinzione del compagno: crede che lei sia la reincarnazione di una donna vissuta quattro secoli prima, e le mostra un quadro che la ritrae, facendole notare la spaventosa somiglianza.
Non procediamo oltre nello svelamento della trama per lasciare agli eventuali spettatori il piacere di scoprire lo sviluppo dell’originale e avvincente storia, abilmente scritta da Rudolph Carier e tratta da un racconto di Chris Massie.
Da segnalare, oltre alla suddetta fotografia, sono i meravigliosi costumi, le incantevoli location, e, soprattutto, la superba regia di Terence Young, che riesce a trasportarci in un’atmosfera sognante, in cui a poco a poco s’insinua il germe del dubbio, e ciò che di primo acchito appare luccicante viene lentamente intorbidito dall’inquietante disturbo psichico del protagonista che vorrebbe ‘pietrificare’, ridurre ad oggetto da collezionare, tutto ciò che gli viene incontro, compresa, evidentemente, la donna amata. Sensazionale, in tal senso, è la sequenza del corridoio degli specchi, in cui Mifanwy scopre i tanti manichini femminili che indossano sontuosi abiti di epoche passate. Intuisce il pericolo, quello di diventare anch’essa un pupazzo inanimato, eppure non resiste alla bellezza di un mondo che magicamente le si presenta e che chiede solo di essere preso e goduto.
Tante sono le suggestioni provocate da questo ottimo film, che rivela diversi piani di lettura, a cominciare dal rapporto che intratteniamo col passato, e con il tempo in generale, fino alla lettura delle complesse psicologie dei protagonisti, e, considerando che la pellicola è del 1948, non è davvero poco.
Restaurato in 2k, pubblicato da Cohen Film Collection e distribuito da CG Entertainment, Il Mistero degli specchi è disponibile in dvd, in formato 1.33:1 in lingua originale con sottotitoli opzionabili e in italiano, corredato da una sezione extra con un’interessante intervista a Mario Gerosa autore del volume Il cinema di Terence Young. Un classico da riscoprire, di cui consigliamo caldamente la visione.
Luca Biscontini