Connect with us

Reviews

From Paris with love

«”From Paris with love”: serratissimo action-movie in cui, tra montaggio frenetico e riusciti scontri a fuoco, domina la spettacolarità tipica delle produzioni bessoniane».

Pubblicato

il

john-travolta-e-jonathan-rhys-meyers-in-un-immagine-di-from-paris-with-love-149588

Fidanzato con Carolina (Kasia Smutniak), James Reece (Jonathan Rhys Meyers) è un agente segreto impegnato a lavorare sotto copertura come assistente dell’ambasciatore americano a Parigi e cui viene affidato il compito di sgominare un’organizzazione che traffica droga nella capitale francese. Dal quartier generale gli viene inviato il partner Charlie Wax (John Travolta), agente della Cia dai modi spiccioli e poco ortodossi, grazie al quale scopre che c’è anche un attentato terroristico da sventare.

Su questi due elementi si costruisce il terzo action-movie diretto dal francese Pierre Morel, direttore della fotografia di The transporter (2002) con Jason Statham, poi passato dietro la macchina da presa con i movimentatissimi B-13 (2004) e Io vi troverò (2008), entrambi scritti e prodotti da Luc Besson.

Ed è di nuovo il regista di Nikita (1990) e Léon (1994) a finanziare il lungometraggio, oltre a curarne la sceneggiatura insieme all’Adi Hasak che scrisse e produsse l’avventura spionistica Shadow program-Programma segreto (1997) di George Pan Cosmatos.

Come c’era da aspettarsi, quindi, quello che abbiamo tra le mani è un altro serratissimo action-movie in cui, tra montaggio frenetico e riusciti scontri a fuoco volti alla facile emozione, a mancare non è certo la spettacolarità tipica delle produzioni bessoniane, chiaramente ispirate all’entertainment di celluloide a stelle e strisce.

A differenza dei primi due lavori di Morel, però, in From Paris with love – il cui titolo cita in maniera esplicita 007-Dalla Russia con amore – risulta un po’ più presente l’ironia; grazie soprattutto al memorabile personaggio di Wax, che Travolta, complice il look con testa rasata e pizzetto, incarna magnificamente sia dal punto di vista fisico – coinvolto in sparatorie, inseguimenti e scontri corpo a corpo – che da quello verbale, snocciolando battute che spaziano dalle volgarità da sbruffone a citazioni da Karate kid e Pulp fiction.

E’ infatti il suo rapporto-contrasto con il più diplomatico personaggio di Jonathan Rhys Meyers a fornire il perno su cui poggiare la non originalissima idea di partenza, sfruttata dal regista ancora una volta in maniera vincente, senza annoiare mai lo spettatore.

Carlo Gabrielli