La relazione, l’incontro tra i sessi, si rivela sempre più una questione decisiva all’interno dello scenario contemporaneo della frantumazione dei rapporti, laddove si presenta come un argomento che va dislocato dallo sfondo socio-psicologico in cui normalmente viene affrontato, per essere rivisitato in una chiave prevalentemente filosofica. Insignito del Premio della Giuria allo scorso Festival di Cannes, The Lobster del giovane greco Yorgos Lanthimos colpisce per la rigorosità dello sguardo che, attraverso un distacco quasi entomologico, si posa sulle persone (e gli animali), ibernandole, neutralizzandole, rendendole pedine su una scacchiera che non concede una reale libertà di movimento.
In un prossimo futuro, le persone single, secondo le regole della città, vengono portate in un hotel in cui sono costrette a trovare, entro quarantacinque giorni, un compagno o una compagna con cui fare coppia. Se falliscono vengono trasformate in un animale a loro scelta. Vista l’impossibilità di creare una coppia in quel contesto, David, il protagonista, fugge nel bosco e si unisce al gruppo di solitari ribelli che si nascondono per sfuggire all’obbligo di accoppiamento.
Nonostante le regole vigenti fra i solitari, che impediscono di formare coppie, l’uomo si innamora di una donna, ma la leader del gruppo se ne accorge e la punisce, facendola accecare. Dopo questo fatto David si vendica sulla leader, scappando poi in città con l’amata. Dopo essere arrivata, la coppia entra in un ristorante, dove David si reca al bagno, con l’intento di accecarsi a sua volta, in modo da poter vivere nelle stesse condizioni della sua donna
Ciò che sta più a cuore al regista è la questione della Legge con cui si confrontano drammaticamente tutti i personaggi del suo film, costretti ad assumere comportamenti indotti, senza mai poter esprimere veramente ciò che gli sta più a cuore. Lo spettro del totalitarismo incombe, presentandosi in forma di tecnocrazia che uniforma gli individui, nella misura in cui, sia nel grottesco albergo in cui risiedono tutti coloro che devono per forza riuscire a trovare l’anima gemella, sia nel bosco antistante in cui si sono rifugiati i ribelli, vige una normatività che schiaccia ogni soggetto, ora obbligandolo all’accoppiamento, ora al celibato. È la questione della Libertà, assieme all’intimo rapporto che essa intrattiene con la Legge, ad essere messa a tema. I protagonisti, un imbolsito Colin Farrell, ammutolito e goffo, e un’ottima Rachel Weisz, sensuale e disperata, per poter dare spazio all’evento amoroso cui sono eroicamente fedeli devono passare attraverso la tragedia, un conflitto di matrice chiaramente edipica che li convoca a compiere un gesto sovrumano tramite cui accedere, finalmente, a quel rapporto da sempre interdetto. Lanthimos chiude il film proprio come nell’Edipo di Sofocle, non offrendoci ulteriori spunti per verificare quale destino attende i due innamorati, probabilmente condannati a vagare in una terra di nessuno, nel regno spaesante oltre l’Ordine dell’Essere, quello “tra le due morti”, il territorio preontologico delle apparizioni spettrali. Questo non luogo in cui Edipo si ritrova dopo la caduta, quando il suo destino simbolico è ormai compiuto, è il dominio dell’”oltre la legge”. Più la nostra realtà viene virtualizzata, trasformata in un fenomeno-schermo incontrato attraverso un’interfaccia, più il ‘resto indivisibile’ che resiste all’integrazione appare come un residuo terrificante di “Vita non morta”; questo resto indivisibile, che è Edipo dopo il compimento del suo destino, corrisponde all’eccesso che non può essere spiegato da nessuna idealizzazione. Edipo diventa ‘eccessivamente umano’ non legato più ad alcuna Legge. Sarà il successivo gesto posto in essere all’interno di tale scarto a ricreare un nuovo ordine simbolico attraverso cui guadagnare la soggettività. Il soggetto di domani, dunque, risulterà essere lo scarto e, insieme, il gesto successivo per riempirlo.
Lanthimos si ferma un attimo prima, quasi non osasse confrontarsi con l’irrappresentabile, con questo residuo insuperabile, un surplus di godimento (per dirla con i lacaniani) che, nella sua eccedenza, sfugge a ogni tentativo di cattura. Prepara, però, allo stesso tempo, il terreno per una riflessione profondissima che convoca tutte le categorie del pensiero per tentare di balbettare l’indicibile. The Lobster, dunque, invita, attraverso la sua fredda visionarietà, a confrontarsi con i processi di soggettivazione che verranno, esortandoci a sottrarci a un dominio che si è insinuato in ogni ambito della vita. Bisogna eccedere e non cedere. Non cedere sul proprio desiderio.
Pubblicato da Good Films e distribuito da CG Entertainment, The Lobster è disponibile in dvd e blu ray, in lingua originale (con sottotitoli opzionabili) e in italiano. Un film necessario che consigliamo caldamente.
Luca Biscontini