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DVD/Blu Ray

Station To Station di Doug Aitken in dvd

Quali sono le nuove ‘frontiere’ della creatività? Doug Aitken, artista multimediale, Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 1999, e insignito con tanti altri prestigiosi premi, realizza un agile film (68 minuti), attraverso cui tenta di cogliere cosa significhi oggi realizzare un’opera. Station To Station è un progetto vivente esplorante la creatività moderna

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Quali sono le nuove ‘frontiere’ della creatività? Doug Aitken, artista multimediale, Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 1999, e insignito con tanti altri prestigiosi premi, realizza un agile film (68 minuti), attraverso cui tenta di cogliere cosa significhi oggi realizzare un’opera. Station To Station è un progetto vivente esplorante la creatività moderna: un treno parte dalle coste dell’Atlantico e, attraversando tutta l’America, arriva a quelle del Pacifico, accogliendo al suo interno tanti musicisti e performer di vario genere, facendo tappa di città in città. Il movimento è ciò che sta alla base di una nuova concezione della produzione umana (non si utilizza qui il termine ‘artistica’ volutamente), liberata, finalmente, dal residuo romantico del concetto di genio creatore, nonché da un’anacronistica logica museale; assistiamo a una dislocazione dell’oggetto (e anche a una sua smaterializzazione) che rivoluziona tutte le categorie finora operative nello stantio mondo dell’arte. Si esce dai musei e ci si riversa negli spazi sconnessi della metropoli, nelle strade, in tutti quei non luoghi che costituiscono i punti di fuga tramite cui realizzare un sacrosanto processo di deterritorializzazione (presagito e fortemente auspicato da uno dei filosofi più operativi del novecento, Gilles Deleuze): l’epoca della globalizzazione e della società liquida, oltre ai devastanti effetti di cui siamo quotidianamente vittime, ha prodotto la frantumazione di ogni residuo dialettico, dando corpo a un piano d’immanenza in cui prende forma una nuova soggettività, caratterizzata da un forte impianto comunitario. Non si dà produzione di un’opera se non in un contesto intersoggettivo in cui il processo di realizzazione comporti un certo numero d’individui, o in cui il momento della fruizione risulti decisivo per il perfezionamento del gesto creativo.

Potevamo dire, seguendo la lezione di alcuni maestri (Carmelo Bene): “Basta produrre capolavori, bisogna essere capolavori”, ma ora seguendo l’evoluzione dei rapporti possiamo affermare : “O siamo tutti capolavori, o non lo è nessuno”, ammesso che il termine “capolavoro” abbia ancora significato.  L’opera è vivente, organica, in movimento, l’opera siamo noi, non ce ne vogliano i predestinati custodi del Sapere e delle Arti. Si è detto che i nuovi social media hanno dato diritto di parola agli imbecilli, riservandosi con questa affermazione una posizione privilegiata per decidere chi può esprimersi e chi no. No, non possiamo accettare questa gerarchia culturale e umana: tutti hanno diritto di espressione, tutti hanno diritto di allestire il proprio ‘spettacolo’ che, sin dal primo momento in cui prende forma, si diluisce in un contesto comunitario senza il quale perderebbe di significato. È lo sfondo intersoggettivo ciò che conta, la sparizione dell’individuo in una nuova entità collettiva che si articola in un unico afflato. Certo, la strada da fare è ancora molta, la sintassi è da rivoluzionare, esistono nuove modalità tutte da praticare, e qualche cretino effettivamente è all’opera, ma ciò non consente di ridurlo al silenzio. Piuttosto bisogna avere fede (perché ciò ci cui stiamo cercando di parlare esorbita i limiti della ragione, comportando una consistente quota etica) in una trasfigurazione comunitaria che consenta di mutare definitivamente il rapporto intercorrente tra i vari soggetti e il mondo, in connessione con la globalità e infinità di una Verità rispetto alla quale, in quanto ‘operatori locali e finiti’, possiamo solo esperire ‘sondaggi’ per segnarne la traccia.

Doug Aitken, intelligentemente, articola il suo film in 63 mini-metraggi da un minuto ciascuno, seguendo la polverizzazione dei tempi contemporanea, ma non, evidentemente, per celebrare la riduzione della soglia dell’attenzione, piuttosto per inaugurare una nuova temporalità, che si prova eroicamente a balbettare, presagire. Chi fa non celebra il passato (che, ovviamente è sempre presente in forma virtuale, pulsante, viva), ma trasfigura il presente per dare corpo al futuro.

Station To Station è un’intelligente riflessione sullo stato della creatività contemporanea, un film leggero e profondissimo, una testimonianza preziosa del nostro tempo, un tentativo eroico di guardare al domani.

Pubblicato da Wanted per la collana Cinema Ricercato e distribuito da CG Entertainment, Station to Station è disponibile in dvd in lingua originale con sottotitoli in italiano, in formato 1,77:1, con una sezione extra comprendente dieci performance speciali, scelte tra quelle sfilate durante il film. Da vedere.

.Luca Biscontini

  • Anno: 2015
  • Durata: 68'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Sperimentale
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Doug Aitken

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