Considerato uno dei maestri del cinema hollywoodiano degli anni d’oro, John Huston, dopo aver diretto celebri pellicole quali Giungla d’asfalto (1950), La regina d’Africa (1952) con Humprhey Bogart e Katharine Hepburn, Gli spostati (1961) con Marilyn Monroe, Clark Gable e Montgomery Clift (e ne potremmo citare tante altre), nel 1970 realizza un complesso spy movie, Lettera al Kremlino, con un sontuoso cast che annovera, tra gli altri, Bibi Andersson, Orson Welles, Max von Sydow e il nostro Raf Vallone in un piccolo ma significativo ruolo.
I servizi segreti americani affidano a un ex ufficiale, Charles Evans (Patrick O’Neal), il compito di recuperare una lettera che il governo statunitense ha scritto ai russi, spedendola direttamente al Kremlino. Dato che nella missiva vi è scritto che gli americani sono disposti a stringere un patto con i sovietici per costringere la Cina al disarmo nucleare, è di vitale importanza che Evans se ne impossessi prima che finisca nelle mani del governo di Pechino. Per recuperare questa lettera viene formata una squadra di spie free-lance diretta dal “bandito”, e di cui fanno parte il capitano Evans, per l’occasione espulso dalla marina, un magnaccia (“la puttana”), un omosessuale (“lo stregone”) e la figlia di un abile scassinatore (“il costruttore”). Il quartetto si cala nei panni di cittadini russi e, accordatosi per spartire il premio di ingaggio fra i sopravvissuti, va in Russia nell’appartamento del braccio destro di Kosnov (Von Sydow), ottenuto con il ricatto. Inizia la raccolta di informazioni e, colpo da maestro, Evans diventa il gigolò di Erika (Andersson), moglie della spia russa. Questa avverte che i quattro compagni di Evans sono stati catturati: due sono morti, la ragazza avvelenata. Rimane il “bandito”, e Evans, ricattando il funzionario del politburò, ne ottiene la liberazione. Nel frattempo si viene a sapere che la lettera è a Pechino. A questo punto: missione fallita, premio d’ingaggio diviso in due e ritorno in patria. Colpo di scena nel finale che spariglia le carte in tavola.
In realtà la trama è molto più complicata di quanto possa sembrare a prima vista: Huston, infatti, deve essersi divertito a riempire la storia di falsi indizi e false piste, costruendo personaggi che prima dicono una cosa, ma poi ne fanno un’altra. Se l’intento era quello di mescolare le carte in tavola per disorientare lo spettatore, cercando di coinvolgerlo in un complicato intrigo di spie e servizi segreti invischiati in affari sporchi, l’obiettivo può dirsi perfettamente raggiunto. Per due motivi: il primo è la regia di Huston, sicura, precisa e puntuale, senza la minima sbavatura. Nonostante il notevole caos narrativo, il regista riesce infatti a dare ordine e coerenza a una storia altrimenti illogica e incomprensibile, e non è certo cosa da poco.
Ottimo, come sempre, il contributo offerto da giganti della recitazione del calibro di Orson Welles, Bibi Andersson e Max Von Sydow. In conclusione: pur non essendo tra i capolavori del regista americano, Lettera al Kremlino si rivela essere un film di spionaggio complesso e affascinante, che certamente non deluderà gli appassionati del genere.
Pubblicato da Sinister Video e distribuito da CG Entertainment, Lettera la Kremlino è disponibile in dvd, in formato 2.35:1, con audio originale e in italiano, corredato da una sezione extra comprendente il trailer originale dell’epoca. Da vedere anche per mettere alla prova la propria capacità di elaborare una fitta trama che svia in continuazione lo spettatore.
Luca Biscontini