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Woman in gold di Simon Curtis in dvd

Il regista del fortunato Marilyn (2012), Simon Curtis, realizza con Woman in gold un interessante film che, al di là della vicenda messa in scena, ben narrata, interpretata e che appassiona per lo sviluppo insperato che intraprende, allude a questioni significative, nella misura in cui si confronta col problema della calcolabilità del valore di un’opera, nella fattispecie il sublime Ritratto di Adele Bloch-Bauer di Gustave Klimt, e soprattutto sui diritti di proprietà che si possono rivendicare su di essa

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Il regista del fortunato Marilyn (2012), Simon Curtis, realizza con Woman in gold un interessante film che, al di là della vicenda messa in scena, ben narrata, interpretata e che appassiona per lo sviluppo insperato che intraprende, allude a questioni significative, nella misura in cui si confronta col problema della calcolabilità del valore di un’opera, nella fattispecie il sublime  Ritratto di Adele Bloch-Bauer  di Gustav Klimt, e soprattutto sui diritti di proprietà che si possono rivendicare su di essa.

Maria Altman è una non più giovane signora (interpretata da una frizzante Helen Mirren) che, dopo la morte della sorella, scopre un lungo contenzioso sul diritto di proprietà del famoso quadro di Gustav Klimt, che sarebbe stato sottratto dai nazisti in Austria alla sua famiglia cinquant’anni prima. Il racconto parte dalla fine degli anni novanta e segue il corso (durato anni) della battaglia legale che la signora, affiancata da un giovane ma tenace avvocato, Randy Schoenberg (nipote del famoso musicista austriaco), ha affrontato, scontrandosi niente meno che con lo stato austriaco, dato che la preziosa opera, dopo la sottrazione indebita, era finita nella famosa galleria Belvedere. Maria parte alla volta dell’Austria (si era trasferita a Los Angeles per scampare alle persecuzioni naziste), dopo aver fatto una formale richiesta di restituzione del quadro; in un primo momento si scontra con l’apposita commissione che respinge la richiesta, ma il testardo legale riesce a riattivare la diatriba, facendo richiesta alla corte degli Stati Uniti.

Curtis alterna l’andamento dei fatti legali con dei suggestivi flashback in cui mostra l’angosciante escalation dell’intollerante politica nazista; il film, tra l’altro, comincia con una meravigliosa sequenza in cui seguiamo le operazioni eseguite da Klimt per realizzare il ritratto della zia di Maria: lo vediamo mentre stende le preziose sfoglie d’oro con cui guarnisce le membra e il sontuoso vestito dell’inquieta modella. La battaglia legale è ricca di colpi di scena, e la sua estenuante durata sfianca non poco l’anziana signora che, colta dallo sconforto, vorrebbe ritirare la propria richiesta. Schoenberg però non si dà per vinto, e, dopo esser passato attraverso diversi gradi di giudizio e vari tribunali, riesce miracolosamente a far riottenere a Maria il diritto di proprietà su quell’opera che l’Austria considerava uno dei più significativi emblemi del patrimonio culturale della nazione. Maria, disinteressata alla dimensione meramente speculativa della faccenda, utilizzerà i proventi derivanti dal possesso del super valutato quadro (cento milioni di dollari) per fare beneficenza, mantenendo lo stesso tenore di vita precedente. Il ritratto viene quindi esposto in mostra permanente nella Neue Galerie di New York di Lauder, come richiesto da Maria Altman.

Dunque, premesso che il film è ben realizzato e assai accurato nel ricostruire tutti fatti che si succedettero nella risoluzione dell’intricata vicenda, è interessante riflettere sui fattori che concorrono alla quantificazione del valore di un’opera e sui diritti di proprietà che si possono avanzare su di essa. Simon Curtis offre lo spunto allo spettatore per interrogarsi sull’opportunità di includere all’interno dell’abituale circuito economico un’opera d’arte, declassandola al rango di merce (sebbene di lusso), questione legata a doppio nodo con quella della proprietà (laddove questo titolo può essere rivendicato su qualcosa che è considerato un bene). Senza entrare in un argomento evidentemente assai complicato, è comunque doveroso riconoscere a questo film il merito di aver toccato dei temi così spinosi, intrecciandoli con una ricostruzione storica meticolosa, permettendoci di elaborare un giudizio su una faccenda che non cessa di sollevare scottanti interrogativi.

Distribuito da Eagle Pictures, Woman in gold è disponibile in dvd (in italiano e in lingua originale con sottotitoli), corredato da un’interessante sezione extra comprendente le interviste al cast e al regista. Un film necessario, che vale la pena di vedere.

Luca Biscontini

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