Sinossi: Simon (Jason Bateman) e Robyn (Rebecca Hall) sono una giovane coppia di sposi la cui vita procede tranquillamente fino a quando un incontro casuale con un conoscente di Simon getta la loro vita in una spirale di esperienze sconvolgenti. All’inizio Simon non riconosce Gordo (Joel Edgerton) ma, dopo una serie di incontri indesiderati e regali misteriosi dai significati inquietanti, un orribile segreto riemerge dal passato dopo oltre vent’anni. Quando scopre l’inquietante verità su ciò che è accaduto tra Simon e Gordo, Robyn comincia a porsi delle domande: quanto conosciamo realmente le persone più vicine a noi e ci si può davvero lasciare il passato alle spalle?
Recensione: Arriviamo subito al punto: il fulcro della narrazione di The gift è abbastanza debole, prevedibile, nella misura in cui ripropone il tema del ritorno di un passato che fatalmente irrompe nella vita del protagonista, un giovane uomo che tenta di fare una scalata per coronare una brillante carriera in una multinazionale miliardaria. Lo si dice chiaramente nel film: “Tu hai chiuso con il passato, ma il passato non ha chiuso con te”…..Insomma, tutto scivola in una lampante banalità, dato che la materia messa in scena ha evitato di trattare la questione del tempo in maniera più efficace. Si sarebbe potuto accostare la virtualità del passato all’attualità del presente, giustapponendo le due fasi, in modo da sottolinearne la compresenza, invece per generare delle atmosfere thriller più ortodosse si è preferito risolvere la faccenda dando corpo all’irruzione di un tempo remoto che torna per pareggiare irrimediabilmente i conti, affidandosi all’imprevedibilità di una variabile non calcolabile. Bisogna espiare i peccati commessi nel passato, nella fattispecie una terrificante bugia che il protagonista, quando era adolescente, disse, infangando la reputazione di un suo compagno di scuola, che, per tale motivo, dovette lasciare gli studi e venne barbaramente percosso dal padre. Insomma, un trauma che mutò sensibilmente l’esistenza di un uomo, che, a distanza di svariati anni, non ha cessato di patirne le funeste conseguenze.
Tra l’altro nel film ritorna l’esecrabile adagio dello stile di vita americano in cui la divisione antropologica più in voga è quella tra i vincitori e perdenti, ove la distinzione, naturalmente, è parametrata sul grado di benessere raggiunto….: per fortuna gli autori del film hanno avuto almeno il buon gusto di stigmatizzare questa bieca logica, tratteggiando un protagonista scaltro e senza scrupoli, che per realizzare il proprio ideale di vita piccolo borghese non esita a gettare fango sui colleghi. Dunque, ritorna anche quella specifica modalità di relazionarsi del protagonista, che all’inizio viene presentato come un premuroso e rispettabile uomo, sposato e in procinto di avere un figlio, appena trasferitosi in California, in una bellissima villa, per motivi di lavoro. Il suo vecchio compagno di scuola lo riconosce, e da quel momento penetra nella perfetta vita dei due coniugi, perseguitandoli con innumerevoli regali non richiesti, e tentando al tempo stesso di suturare, attraverso questa inconsueta modalità, quella vecchia ferita inferta dal suo carnefice. Dopo un iniziale stupore, i due preferiscono tagliare i contatti con il molestatore, ma quel passato che il protagonista cerca di rimuovere irrimediabilmente ritorna sotto forma di significante che marchia.
Dunque, tutto il film ruota intorno a questa necessità di pareggiare i conti, schiacciando la narrazione entro gli angusti limiti di un’economia psichica che richiede i dovuti risarcimenti. Peccato, perché l’idea alla base della sceneggiatura non era scontata e avrebbe potuto dare adito a una messa in scena convincente, senza scadere in uno psicologismo di seconda mano, magari dando corpo a delle immagini che restituissero l’osmosi di due differenti concezioni del tempo. Il film si rivela, dunque, un modesto thriller, che tra l’altro non riesce neanche ad appassionare particolarmente, e non sono sufficienti le illustri parentele (il riferimento è il Cape Fear di Martin Scorsese) per risollevarne le sorti.
Luca Biscontini