Ultimo film inglese di Alfred Hitchcock, datato 1939, La taverna della Giamaica (Giamaica Inn) è un quasi kolossal, considerando le imponenti scene dei naufragi dei battelli che, malauguratamente, venivano dirottati verso le scogliose costiere della Cornovaglia da feroci contrabbandieri per depredarne i preziosi carichi. E fa ancor più impressione venire a sapere che le suddette sequenze furono interamente girate in studio: uno sforzo realizzativo enorme che sfibrò non poco il prolifico regista. La storia è tratta da un romanzo di Daphne Du Maurier (di cui Hitchcock in seguito realizzerà l’adattamento cinematografico del sublime Rebecca, la prima moglie), in cui un gruppo di predoni è occultamente manovrato da uno stimato giudice di pace, che organizza i colpi da realizzare, ricevendone la maggior parte dei benefici e lasciando alla manovalanza le briciole. Hitchcock per contratto fu costretto ad assumere nel ruolo di protagonista (il giudice) il valente attore Charles Laughton (anche produttore del film), all’epoca famosissimo, e, dunque, dovette sottostare a tutte le manie del grande interprete che dilatava enormemente i tempi delle riprese ripetendo le scene innumerevoli volte finché non era totalmente convinto della bontà della sua recitazione. Insomma, Hitchcock non fu mai soddisfatto di questo film e lo ricorda definendolo “un’impresa assurda”.
La taverna della Giamaica fu stroncato dalla critica che dopo l’ottimo La signora scompare lo considerò un passo indietro. Suscitò invece l’apprezzamento del pubblico ed ebbe, soprattutto in Gran Bretagna, un grande successo. A rivederlo oggi, nella magnifica edizione restaurata in 4k, La taverna della Giamaica ancora funziona egregiamente e, come già sottolineato in precedenza, colpisce il realismo delle sequenze marine, considerando che il film venne realizzato nel 1939. Non si può, poi, almeno a parere dello scrivente, non apprezzare l’ottima performance di Charles Laughton, che forse si produce in una recitazione un po’ affettata, teatrale, ma rivela al tempo stesso le sue ottime capacità interpretative. Convince anche la coprotagonista, Maureen O’Hara, voluta fortemente da Laughton nel cast del film, che si rivela all’altezza della situazione. E poi non poche, come fecero notare Rohmer e Chabrol, sono le sequenze memorabili: « la protagonista che libera dal capestro il corpo di un impiccato, un pirata che fischietta una mazurka mentre si pulisce il coltello sulla camicia, la carretta che attraversa la brughiera e soprattutto la caduta di Sir Humphrey sul ponte della nave: vent’anni prima di Max Ophüls, la macchina da presa precipita dall’alto di un albero maestro e – così pare – si schiaccia al suolo».
È dunque più che mai opportuno visionare di nuovo questo film, che si rivela riuscito soprattutto in riferimento alla difficoltà della realizzazione, nonché in merito alla recitazione degli attori. Da segnalare inoltre la complessità del protagonista che rivela un’ambiguità, uno sdoppiamento di personalità, che poi tornerà in molti clamorosi successi di Hitchcock, quali, prima degli altri, Psyco e Frenzy. Insomma un’opera che a distanza di tantissimi anni riesce ancora a tenere destissima l’attenzione dello spettatore.
Pubblicato da Cohen Film Collection e distribuito da CG Entertainment, La taverna della Giamaica è disponibile in dvd, con audio originale (e sottotitoli in italiano) e in italiano, con un’interessante intervista a Donald Spoto che ricostruisce la genesi del film. Consigliatissimo.
Luca Biscontini