Il tetto è un film del 1955 diretto da Vittorio De Sica, presentato in concorso al 9º Festival di Cannes.
Sinossi
Luisa e Natale si sposano. Lui, muratore, fa parte di una numerosa famiglia veneta trasferita a Roma; lei viene da un paese di pescatori e fino al matrimonio ha lavorato nella capitale come donna di servizio. L’armonia degli sposi è subito turbata da problemi economici: il padre di Luisa, offeso perché la figlia non ha chiesto il suo consenso alle nozze, rifiuta di aiutarli, e i due giovani sono costretti a vivere nella casa di lui. Ciò comporta mancanza di intimità e rapporti tesi con Cesare, il marito della sorella di Natale, uomo onesto e lavoratore ma dal pessimo carattere. Dopo aver cercato inutilmente un altro alloggio per sé e la moglie, Natale decide di fabbricare abusivamente una baracca ai margini di una borgata. La legge prevede che un edificio abitato, anche se costruito senza alcun permesso, non possa essere distrutto se è provvisto di tetto: l’unico problema è che la costruzione dev’essere completata in una sola notte, per evitare i controlli di polizia. Natale, d’accordo con i suoi colleghi muratori, si procura il materiale e inizia i lavori. A notte alta però la baracca è ancora lontana dall’essere terminata. L’intervento decisivo di Cesare, chiamato in extremis, permette di portare l’opera a compimento: o meglio, non del tutto, perché all’alba il tetto non è ancora terminato. All’arrivo della polizia, Luisa si fa trovare a letto con un bambino, offerto da una vicina impietosita, per cercare di scongiurare lo sgombero; il poliziotto decide di chiudere un occhio, e la coppia può affrontare il futuro contando se non altro su questo modesto alloggio.
Critica di Gianni Rondolino
Gianni Rondolino nel Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1956/1966 « Con questo film De Sica è tornato ai temi e allo stile dei suoi primi film neorealisti. Ha cercato di ricreare attraverso il racconto di una storia semplicissima, condotto con mezzi espressivi elementari, la calda atmosfera di comprensione umana per i fatti narrati non disgiunta da un vigile spirito critico. La trama è esile: la cameriera Luisa e il muratore Natale si amano e vorrebbero sposarsi ma non avendo una casa sono costretti a vivere in famiglia, allora decidono di costruirsi abusivamente una casa da soli. Ad una visione superficiale, il film pare possedere quel vigore espressivo che erano la caratteristica dei primi film di De Sica e Zavattini. Ma a uno sguardo più attento e nella prospettiva storica odierna risaltano evidenti gli artifici di un soggetto e di una narrazione che del primo neorealismo mantengono spesso gli elementi esteriori più facili e superficiali..».
Nel 1959 il National Board of Review of Motion Pictures l’ha inserito nella lista dei migliori film stranieri dell’anno.