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Alice nelle città di Wim Wenders in dvd

Una spettacolare ripresa area, che da un’inquadratura stretta sui volti dei due protagonisti si allarga fino a cogliere un treno in movimento, e poi l’intero paesaggio sottostante, chiude Alice nelle città, road movie metropolitano in cui Wim Wenders ci rende partecipe della sua esperienza americana

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Una spettacolare ripresa area, che da un’inquadratura stretta sui volti dei due protagonisti si allarga fino a cogliere un treno in movimento (il cinema, insomma), e poi l’intero paesaggio sottostante, chiude Alice nelle città, road movie metropolitano in cui Wim Wenders ci rende partecipi della sua esperienza americana, del suo essere diviso tra due culture, quella europea e statunitense, in un movimento lento ma inesorabile che conduce Philip Winter (Rüdiger Vogler), l’alter ego del regista, a ritrovare se stesso e la giusta ispirazione per terminare un racconto che restituisca l’essenza di ciò che ha visto. Questa coppia, lei una bambina che sa tanto di fiabesco, lui un intellettuale non allineato, vaga alla ricerca di una casa che non c’è, una dimora fatalmente perduta, e il movimento, il viaggio, lo spostamento rimangono gli unici veri capisaldi cui affidare le proprie esistenze, abbandonandosi a un incessante divenire che nel suo punto di velocità massima sancisce le identità, anzi l’identità fusionale, dei due personaggi. La ripetizione compulsiva del gesto di scattare foto con una polaroid (che provoca tanta nostalgia dell’analogico) rivela la volontà dell’autore di instaurare un rapporto definitivo con le cose, nella misura in cui l’impressione della realtà sulla carta (e non sulla pellicola, perché le polaroid non producono un negativo riproducibile infinite volte) risponde a un’esigenza di, letteralmente, immortalare ciò che si è visto. Un collage fotografico, la cui potenza evocativa (l’eccedenza dell’immagine) basterebbe già da sola a tracciare le linee di un percorso che solo a posteriori, ovvero retroattivamente, può essere consegnato, attraverso la parola, alla Storia.

La vicenda messa in scena fornisce l’occasione per Wenders di deliziare l’occhio dello spettatore con la rigorosità formale del suo stile, con un bianco e nero austero e dei movimenti di macchina calibrati al millimetro, e tutto ciò che cade all’interno del profilmico sottostà a delle ferree regole di visione della realtà. La sgranatura della pellicola, che la visione in dvd preserva, affascina, restituendo l’accumularsi del tempo che si deposita senza sosta, trasformato in spazio, su un supporto integro, non ancora minacciato (siamo nel 1973) dalla smaterializzazione. Tra l’altro il film fu girato originariamente nel formato 1,37:1, ma Wenders e il direttore della fotografia Roby Müller composero le inquadrature in modo che queste potessero essere adattate al formato panoramico 1,66:1. Dettagli tecnici che danno l’idea dell’importanza che la materia ancora rivestiva in quegli anni, del lavoro necessario per plasmarla e renderla conforme alla propria visione .

Philip Winter è serafico, laconico, solo all’inizio del film, incalzato da una sua amica che lo accusa di aver perso se stesso (motivo per cui scatterebbe foto senza sosta, per fissare la propria identità), afferma di voler proseguire il suo viaggio, senza conoscerne la meta; e, forse, questa è l’unica condizione preliminare possibile per un mutamento vero: non sapere esattamente dove si andrà a parare, mettendosi sulla traccia di un Evento, rispetto alla cui globalità e infinità si è solo degli ‘operatori’ finiti e locali, ma ostinatamente determinati. Dov’è la casa di Alice? Perché la mamma è sparita? E, soprattutto, perché Philip si porta dietro la bambina, senza che abbia alcuna responsabilità nei suoi confronti? Un destino da qualche parte è già segnato, aspetta solo che, con la nostra azione, se ne completi il percorso. Un Wenders crepuscolare, disarmato, fa mostra di sé e del proprio itinerario, in un rapporto di completa sincerità con il pubblico, cui non cessa di mostrarsi per quello che è, senza alcuna sovrastruttura che faccia da filtro. E ciò basterebbe a decretare la bontà di un’opera che con Falso movimento e Nel corso del tempo formerà una trilogia sul viaggio interiore. Il ‘regista degli angeli’ continua a tutt’oggi a produrre opere che si confrontano con la natura umana e le condizioni che la regolano (vedi l’ultimo Wim Wenders – Ritorno alla vita, per non parlare del Sale della vita e Pina), in un a corpo a corpo con l’immagine che non cessa di sorprendere. Alice nelle città è un film che si lascia contemplare, permettendo a chi guarda di perdersi nei tragitti percorsi dai due protagonisti, mossi dal comune desiderio di ritornare verso se stessi.

Pubblicato e distribuito da Ripley’s Home Video Alice nelle città è disponibile in dvd con commento del regista per tutta la durata del film, un’intervista a Rüdiger Vogler e il trailer italiano.

Luca Biscontini

  • Anno: 1973
  • Durata: 108'
  • Distribuzione: Ripley’s Home Video
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Germania
  • Regia: Wim Wenders

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