La finestra sul cortile (Rear Window) è un film del 1954 diretto da Alfred Hitchcock. Considerato uno dei capolavori della storia del cinema, nel 1997 il film è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al quarantunesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è sceso al quarantottesimo posto. Fu presentato alla serata inaugurale della 15ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 1954.
Il fotoreporter “Jeff” Jefferies, avendo riportato una frattura a una gamba, è costretto ad un lungo periodo d’immobilità che trascorre nel proprio appartamento. La monotonia di questa vita di recluso è resa per lui sopportabile dalle visite di Lisa, una ragazza innamorata di lui, e dalla continua osservazione dei fatti altrui attraverso la finestra sul cortile. Tra i vicini sottoposti al suo controllo attira in modo particolare la sua attenzione un certo Thorwald, commesso viaggiatore in bigiotterie, alle prese con una moglie malata e bisbetica. Una notte Jefferies osserva lo strano andirivieni di Thorwald, munito di una valigia di alluminio. Il giorno dopo e nei giorni seguenti il reporter non vede più la signora Thorwald, né può notare alcun indizio della sua presenza nell’appartamento: dicono che sia partita, ma Jefferies subodora un delitto. Aiutato da Lisa egli si dà da fare per raccogliere delle prove che confermino la sua ipotesi. Un agente di polizia suo amico, informato dei suoi sospetti, non mostra di condividerli; ciò nondimeno Jefferies persiste nelle sue indagini e, dopo aver corso il rischio di essere gettato fuori dalla finestra dall’assassino, riesce tuttavia a farlo arrestare. Nello svolgimento della sua non facile azione, il fotoreporter ha avuto la collaborazione di Lisa che ha dimostrato di possedere preziose doti e diverrà indubbiamente la sua compagna.
Le difficoltà, le paure e le indecisioni che riguardano la vita di coppia costituiscono uno dei temi centrali della filmografia di Alfred Hitchcock e si può dire che intessano tutta la trama de La finestra sul cortile. La problematica relazione tra i protagonisti Jeff e Lisa si affianca, nel corso del film, alle più o meno fortunate avventure sentimentali degli altri inquilini. Oltre che alla tragica conclusione del matrimonio di Lars Thorwald, lo spettatore assiste così alle vicende di una ballerina classica che non riesce a scegliersi un compagno tra i suoi numerosi spasimanti; di un compositore scapolo; di una matura e romantica zitella puntualmente delusa da un amante più giovane; di una coppia di novelli sposi il cui entusiasmo va lentamente spegnendosi; di una coppia senza figli che ha come unica compagnia un cagnolino; di una non più giovane scultrice nubile. L’infermiera di Jeff, Stella, parrebbe l’unico personaggio il cui matrimonio duri da molti anni, benché lei stessa debba ammettere che con suo marito non faccia altro che litigare. Doyle, il tenente di polizia amico di Jeff, è regolarmente sposato e Jeff prende in giro sua moglie al telefono dicendole che il misterioso Thorwald di cui stanno controllando i movimenti non è una donna e che quindi non deve essere gelosa. In questo modo il protagonista sembra suggerire allo spettatore, più che la sua diffidenza verso il matrimonio, la situazione coniugale dell’amico Doyle, certamente non estranea alle tipiche complicazioni create da una moglie sospettosa (e del resto il modo in cui Doyle guarda Lisa Freemont e la sua biancheria da notte giustificherebbe i timori di qualsiasi donna sposata). Da parte sua Jeff non respinge totalmente la possibilità di un matrimonio, ma sostiene che Lisa sia “troppo perfetta” per uno come lui, fotografo squattrinato sempre in giro per il mondo in mezzo a mille pericoli; questa sua visione della realtà trova una fiera opposizione non soltanto in Lisa ma anche in Stella, la quale rimprovera a Jeff di mettere troppo cervello là dove occorrono solamente il buon senso e l’amore reciproco.
La critica
«Una metafora del cinema» è definito da Claude Beylie che riprende il giudizio già espresso da Noel Simsolo:«Rear window è una riflessione sul cinema, sullo spettatore, sulla vita».
«Certo è uno dei film più profondi di Hitchcock, ma una dimensione profonda accompagnata dall’incessante ironia del tono.[…]. Il tema centrale riguarda l’essenza stessa del cinema: la visione, lo spettacolo».
«Non tanto il voyeurismo, né come patologia, né come sostituzione metaforica presente nella condizione esistenziale umana, è ciò di cui tratta il film, come sostiene certa critica, ma la visione, in tutta l’ampiezza e la complessità dei sensi del termine.» «La vita e il teatro, la fotografia e il cinema, gli occhi e il cannocchiale, la macchina fotografica e la cinepresa, ma anche la negazione del vedere: l’accecamento dell’omicida con i flash, il sonno che ogni tanto chiude gli occhi a Jeff.»
«Un calibratissimo mix di suspense, humour e acuta osservazione delle debolezze umane».
«Film semplicissimo e geniale La finestra sul cortile si situa ai vertici dell’arte hitchcockiana e – possiamo dirlo con estrema tranquillità – della storia del cinema moderno».
«Si tratta di un film corale, in cui diverse storie minori procedono parallelamente per interagire, alla conclusione, con la trama principale.».
«La finestra sul cortile si presta a così tante interpretazioni (il mito della caverna di Platone, il teatro filmato, uno schermo sul quale si proietta l’inconscio, un film e il suo regista, una favola ironica su Dio e le sue creature) da far dimenticare cosa offrisse al pubblico nel 1954»