Tutto su mia madre (Todo sobre mi madre) è un film del 1999 scritto e diretto da Pedro Almodóvar. Presentato in concorso al 52º Festival di Cannes, ha vinto il premio per la miglior regia. Il film è uscito nei cinema italiani il 17 settembre 1999. Le riprese si sono svolte dal 5 ottobre 1998 al 28 novembre dello stesso anno.
Il film inizia a Madrid, con la morte di Esteban, figlio diciassettenne della protagonista Manuela. Quella sera erano andati entrambi a vedere lo spettacolo teatrale Un tram chiamato desiderio. Alla fine della rappresentazione Manuela ed Esteban avevano atteso all’uscita Huma, la prima attrice, per un autografo. Ma quella notte pioveva a dirotto e la donna, una volta uscita dall’edificio s’era infilata subito in macchina ed era fuggita via. Allora Esteban aveva tentato di rincorrere il veicolo, ma era stato investito ad un incrocio. Dopo la morte del figlio, Manuela decide di partire per Barcellona alla ricerca del padre di Esteban. La donna aveva da sempre nascosto al figlio l’identità del padre, cosicché il ragazzo aveva sempre covato nel cuore il desiderio di conoscerlo e incontrarlo. Così, come per soddisfare l’ultimo desiderio del figlio, Manuela va alla ricerca del suo ex compagno, una transessuale che vive a Barcellona e si fa chiamare Lola. Arrivata nella città, la madre ritrova subito una sua vecchia e cara amica, Agrado, anche lei transessuale, che per vivere si prostituisce. Da quel momento in poi gli avvenimenti e le storie dei vari personaggi si sovrappongono in modo vorticoso. Manuela conosce Rosa, una suora destinata ad andare in missione, che si ritrova però sieropositiva e incinta. Il padre del bambino, con grande sorpresa e dolore di Manuela, è ancora Lola. Agrado, grazie a Manuela, lascia il marciapiede per lavorare da Huma, come assistente tuttofare. Manuela, infatti, era riuscita a conoscere Huma e a raccontarle la storia di Esteban.
Anche Huma aveva avuto una storia travagliata: era in ansia per Nina, un’attricetta tossicomane, con cui aveva intessuto una storia d’amore. Rosa partorirà quindi un bimbo, a cui darà il nome di Esteban, e che affiderà a Manuela prima di morire. Al funerale di quest’ultima finalmente compare Lola. Debilitata dall’HIV, subisce il carico dei suoi errori, fra cui la consapevolezza d’essere padre di un figlio ormai morto e di uno appena nato.