Un’altra donna: una magnifica Gena Rowlands nel ruolo femminile più riuscito dell’intera filmografia di Woody Allen
Oltre che come vero e proprio atto d'amore al cinema di Ingmar Bergman, Un'altra donna si lascia ricordare per la straordinaria prova d'attrice della fresca novantenne Gena Rowlands.
“Quando stavo con Mia e lei aspettava un bambino, cercai di realizzare tre obiettivi: scrivere una storia dove un personaggio ascoltava di soppiatto qualcun altro; creare un ruolo per Mia incinta; e infine affermarmi come grande maestro di film drammatici di estrazione europea. Mi venne in mente un soggetto che andava incontro a due dei tre requisiti: e la premessa non era malvagia […] Volevo che la protagonista (interpretata con ovvia classe da Gena Rowlands) facesse una vita arida e insoddisfacente. Era una persona che cercava di tagliare fuori dalla sua vita tutto ciò che era troppo sgradevole o doloroso da affrontare, ma alla fine la verità arrivava a lei attraverso una griglia sulla parete. Una buona idea, che in altre mani avrebbe funzionato meglio.”
Nella sua imperdibile autobiografia “A proposito di niente” Woody Allen parla così, con la consueta autoironia, del suo Un’altra donna, film del 1988 da lui scritto e diretto, con Gena Rowlands, Mia Farrow, Gene Hackman e Ian Holm.
La trama
Marion Post, scrittrice di mezza età, cerca un appartamento in affitto per ritirarsi a scrivere senza essere disturbata. Si ritrova però a ascoltare senza volerlo attraverso la parete le conversazioni dei clienti dell’adiacente studio psicoterapico; le parole di una paziente scatenano in Marion il ricordo della vigilia del proprio matrimonio con Ken. Lui, che era divorziato, subì una scenata dall’ex moglie mentre Marion era corteggiata da un comune amico, Larry, disposto persino a sposarla. Marion una sera segue in strada Hope, la donna ascoltata dallo psicanalista ma si imbatte in Claire, che un tempo era la sua amica e che non vede da anni, insieme al marito che per lei è uno sconosciuto. Escono a bere insieme e subito si instaura tra Marion e l’uomo una certa complicità di gusti, finché Claire che ha bevuto troppo li accusa di flirtare.
Questi avvenimenti inducono Marion a un ripensamento generale sulla propria vita. Vorrebbe un rapporto più caldo con il marito, che però si accontenta di una relazione borghese convenzionale. Un giorno Marion incontra per caso Hope, la paziente dello psicanalista, fanno conoscenza e pranzano insieme; ma nel ristorante vede il marito in atteggiamento sentimentale con una donna. Il fatto che Hope aspetti un bambino la induce a ripensare alla propria adolescenza, al primo matrimonio con un suo insegnante molto più anziano, naufragato a causa di un aborto perché lei considerava un ostacolo alla carriera la nascita di un figlio. Nel finale, Marion sembra comunque riconciliata con la propria vita grazie ai ricordi.
Un atto d’amore al cinema di Ingmar Bergman
Durante le riprese del film Mia Farrow era davvero incinta di Satchel, il figlio di Woody Allen, che nascerà nel 1987. Il regista scelse apposta Sven Nykvist, il direttore della fotografia di Ingmar Bergman, per ammirazione verso quello che considerava il maestro del cinema drammatico e psicologico. Per la critica, quello di Marion Post/Gena Rowlands è il ritratto di donna più maturo della filmografia di Allen, che riesce non solo a interpretare e attualizzare le atmosfere e le angosce del maestro svedese, ma anche a rielaborarle in proprio.
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