«”Colpo di fulmine – Il mago della truffa”: si tratta di una combinazione perfetta di generi che usa come collante la potenza empatica della commedia sentimentale».
Ci sono vicende umane talmente assurde che pensare che possano essere accadute realmente diventa difficile. Per questo è consuetudine incastonare tra i titoli di testa dei film la dicitura “Tratto da una storia vera”, con il chiaro intento di mettere subito tutti i puntini sulle “i” e, di conseguenza ,scacciare dalla mente dello spettatore qualsiasi tipo di dubbio sull’autenticità di ciò che da quel momento in poi sarà raccontato sul grande schermo. Bisogna però tenere ben presente che non ci si trova di fronte ad un documentario, che fa dell’attaccamento alla realtà dei fatti l’elemento imprescindibile, ma alla ricostruzione di una o più verità a seconda del punto di vista con il quale il narratore intende raccontare quella storia. Qui entra in gioco il mestiere e la capacità di sceneggiatori e scrittori di ricostruire il vero con l’arma dell’artefatto e della finzione, esaltando, sottraendo, modificando, aggiungendo, a seconda delle esigenze drammaturgiche della storia raccontata. Viene così a crearsi una sorta di “puzzle filmico” fatto di dettagli, particolari, colpi di scena ed episodi chiave, che finiscono con il trovare la giusta collocazione spazio-temporale.
È il caso di I Love You Phillip Morris, sugli schermi italiani con il titolo Colpo di fulmine – Il mago della truffa, opera prima del duo John Requa e Glenn Ficarra. La pellicola, a sua volta trasposizione dell’omonimo romanzo di Steve McVicker, presentata con successo all’ultimo Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, racconta attraverso il punto di vista del suo protagonista la mirabolante e pirotecnica esistenza di Steven Russel, uno dei più grandi truffatori della storia a stelle e strisce, ma anche la passione e l’amore folle tra il celebre ergastolano e la sua anima gemella, Phillip Morris. Si tratta di una combinazione perfetta di generi che usa come collante la potenza empatica della commedia sentimentale, mettendo al centro della narrazione l’amore tra due esseri umani; il fatto che sia un sentimento nato tra due persone dello stesso sesso diventa in questo caso un particolare del tutto secondario, perché Colpo di fulmine non è un atto d’accusa nei confronti delle discriminazioni, né tanto meno una rivendicazione dei diritti omosessuali, ma un film sull’amore e su tutto ciò che due persone, al di là del colore della pelle, della religione e dell’orientamento sessuale, sono disposte a fare per mantenerlo acceso. Si sorride e si piange, ma all’insegna della leggerezza e dell’intelligenza di uno script solido e senza sbavature, sobrio e mai sopra le righe, che punta tutto proprio sui cambi di registro e su un impianto dialogico ben confezionato dagli stessi registi, qui anche nelle vesti di sceneggiatori.
Plot alla mano viene automatico, nel classico gioco dei rimandi citazionistici, pensare a pellicole come Prova a prendermi, Rischiose abitudini o a Confessioni di una mente pericolosa, quando in campo scendono personaggi e storie che hanno nell’arte dell’imbroglio e del trasformismo il motore portante. Colpo di fulmine, seppur perfettamente in linea con il filone sopraccitato, riesce tuttavia a distaccarsene per originalità, svincolandosi da una mera e semplicistica catalogazione. L’esordio di Requa eFicarra, grazie a una scrittura asciutta, a una sottigliezza ironica e a due straordinari interpreti (bravissimo Ewan McGregor nel ruolo Morris e semplicemente immenso Jim Carrey in quello di Russel, in una delle sue interpretazioni più riuscite dopo Man on the Moon, Se mi lasci ti cancello, The Truman Show e The Majestic), ha proprio nella difficoltà di essere inserito in un genere specifico la sua arma vincente.
Francesco Del Grosso
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