L’Eternit e i suoi morti, il rapporto conflittuale tra un padre e un figlio e un incontro che ti cambia la vita sono i temi di Un posto sicuro, il nuovo film di Francesco Ghiaccio con Marco D’Amore e Giorgio Colangeli. La vicenda si svolge nella cittadina di Casale Monferrato, il centro con il più alto numero di morti causate dall’amianto. Nel cast del film che esce il 3 dicembre prodotto da Indiana Production, La piccola società e Rai Cinema, anche Matilde Gioli.
Sinossi: Luca (Marco D’Amore) è un ragazzo di provincia. Superati i 30 e abbandonato il sogno di fare l’attore, vive come uno sbandato. Si ubriaca, va in giro a cercare qualche rissa e si guadagna da vivere facendo il pagliaccio alle feste. Durante una di queste incontra Raffaella (Matilde Gioli). Lei è bella, ricca, sofisticata, tutto l’opposto di lui. Ma nonostante questo tra i due nasce qualcosa. Qualche giorno dopo Luca scopre che il padre, con cui non ha rapporti da anni, è malato. La sua malattia è legata al suo lavoro nella fabbrica di Eternit di Casale. Questa notizia cambierà le loro vite in modo inesorabile e li porterà a scoprirsi l’un l’altro superando il passato.
Recensione: Un film intenso, bello e delicato che tratta con grande sensibilità un tema molto attuale. Dialoghi serrati, ricchi di emozione e forza. Una storia d’amore che resta sullo sfondo non diventando mai banale ma emergendo al punto giusto in tutta la sua potenza. Potente come lo scorrere di un fiume, che in una spettacolare sequenza ci trasmette tutta l’angoscia della vita in un luogo che, tuttora porta i segni di quello che è stato. Perché tutto ciò che succede nel film è reale. La storia di Luca è quella di altre migliaia di famiglie a cui l’inquinamento delle fabbriche ha portato via qualcuno. Famiglie che spesso sono costretti a subire un ulteriore dolore dalla burocrazia o dalla lentezza della giustizia. La pellicola è dedicata a loro, “a chi nella polvere cerca la verità”. La storia scritta da Francesco Ghiaccio e Marco D’Amore è anche un libro pubblicato da Sperling da cui è tratto il film. Un racconto, come lo definisce Roberto Saviano, “bello come pochi” che parla di Luca e della sua vita difficile, della sua perenne insoddisfazione e di quel senso di abbandono che lo ha portato ad allontanare tutti. Persino quel padre che a causa del lavoro non era mai a casa. Quel padre che per la fabbrica ha smesso di fare l’attore e che pensava di dare un futuro migliore alla sua famiglia perché allora “lavorare all’Eternit era un privilegio”.
Pietro Tola