Ferma il tuo cuore in affanno (Stop the Pounding Heart) è un film del 2013 scritto e diretto da Roberto Minervini, a metà strada tra documentario e fiction. Il film ha vinto il David di Donatello 2014 per la sezione miglior documentario di lungometraggio.
Sara vive in una fattoria del Texas insieme ai genitori, allevatori di capre che educano tutti i figli secondo i rigidi precetti della bibbia. La sua è una vita serena e devota, passata ad accudire gli animali della fattoria, e a mantenere corpo e mente puri in attesa di un uomo che la prenda in moglie. L’incontro con Colby, allevatore di tori e cowboy da rodeo, turba la quotidianità di Sara precipitandola in una crisi profonda. Stop the Pounding Heart è un’esplorazione dell’adolescenza, della famiglia e dei valori sociali, dei ruoli di genere e della difficile convivenza fra giovinezza e religione nell’America rurale.
Per realizzare il film, Minervini ha trascorso due mesi assieme ai suoi personaggi, a cui ha chiesto fondamentalmente di interpretare se stessi a partire da un canovaccio. Ne sono risultate 80 ore di girato, poi montato da Marie-Hélène Dozo, già assidua collaboratrice dei Dardenne.
Stop the Pounding Heart è stato proiettato in anteprima mondiale al Festival di Cinema di Cannes come proiezione speciale È stato successivamente presentato sia al Toronto International Film Festival nella sezione Contemporary World Cinema che, in anteprima italiana, al Torino Film Festival, dove ha vinto il premio speciale della giuria per Internazionale.doc. È stato distribuito in Italia a partire dal 5 dicembre 2013.
La recensione di Taxi Drivers (Francesca Vantaggiato):
Una delle eccellenze del cinema italiano arrivate a calcare la scena di Cannes è Roberto Minervini con Stop the Pounding Heart, terzo film di una trilogia sul Texas presentato nella sezione Fuori Concorso. Accanto a Paolo Sorrentino, applaudito per ben due volte al termine della proiezione e dato tra i favoriti in lizza per la Palma d’Oro con La Grande Bellezza, all’opera prima Miele di una Valeria Golino matura e convincente vista in Un Certain Regard e Salvo dei palermitani Fabio Grassadonia e Antonio Piazza vincitore del Gran premio e il Prix Rèvèlation nella sezione Semaine de la Critique, Minervini è un punta di diamante del cinema nostrano, è un autore che onora la tradizione neorealista sperimentando il suo linguaggio.
Stop the pounding heart chiude idealmente il focus sul Texas iniziato con The Passage e proseguito con Low Tide, con i quali condivide caratteri, tematiche ed estetica. La sua è una poetica di emozioni primitive e sedimentate nell’essere umano, il suo stile è di confine tra fiction e documentario, di cui non arriva mai ad assumere definitivamente i canoni. Solitudine, paura, speranza ardono, avvinghiano e rinvigoriscono i cuori delle persone/personaggi seguite e osservate, mai giudicate.
Nell’America rurale del sud vive Sara con la sua famiglia di allevatori di capre. I suoi undici fratelli non vanno a scuola perché sono i genitori a prendersi cura dell’educazione dei figli. Sara, come le sue sorelle, è cresciuta secondo gli insegnamenti della Bibbia, sa di dover essere devota e servile verso il suo uomo, al quale dovrà consegnarsi pura nello spirito e nel corpo il giorno del matrimonio. L’incontro con Colby, il ragazzo che cavalca i tori, e l’interesse suscitato da questo mondo così lontano dal suo, accende in lei il dubbio sugli unici valori conosciuti e sposati. Sara e Colby lottano per essere al mondo e per comprenderne le regole, lei affrontando la crisi interiore scatenata da sentimenti che non dovrebbe provare per vivere nell’osservanza dei precetti religiosi, lui per dominare il toro cavalcato.
Il cinema di Minervini è innanzitutto uno sguardo antropologico sulla comunità d’interesse, è il frutto di un legame basato sul rapporto di fiducia tra mondo osservato e osservatore, è rispetto di un modus vivendi costruito su principi sociali ferrei a volte inaccessibili. L’adolescenza, la religione, le regole e le aspettative sociali, le differenze culturali, l’incontro tra mondi diversi ma comunicanti sono i paradigmi di uno studio-ritratto esistenziale dell’essere umano. Intimo è il suo approccio al reale e distanziata dai preconcetti la sua messa in scena, il suo linguaggio cinematografico è denso di vita vera nonostante la pre-costruzione dell’arco narrativo. Il cinema verità di Minervini si incanala verso la scelta di attori non professionisti, gente reale nel ruolo di se stessa ripresa negli ambienti della quotidianità, paesaggi non manomessi dall’occhio della telecamera che raccontano storie senza tempo, radicate nelle tradizioni vive di un popolo, topografie di una società dimenticata.