Sinossi: Marianne Lane è una leggenda del rock in vacanza sull’isola di Pantelleria con il fidanzato Paul, un giovane fotografo. In realtà lei è in convalescenza dato che si ritrova quasi afona in seguito a un intervento chirurgico. Il loro soggiorno viene sconvolto dall’arrivo sull’isola di Harry, produttore discografico nonché ex fiamma di Marianne, e di sua figlia Penelope. Il loro arrivo porterà dissapori e scompiglio nell’equilibrio della coppia.
Recensione: Reduce dalla 72° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dove era in corso per il Leone d’Oro e dove ha diviso pubblico e critica, A bigger splash del regista palermitano Luca Guadagnino è liberamente ispirato al lungometraggio La piscina diretto da Jacques Deray nel 1969 con Alain Delon e Romy Schneider. Il film prende il titolo da un’opera della pop art del pittore inglese David Hockney. Guadagnino ha deciso di ambientare il suo quarto lungometraggio nell’Isola di Pantelleria in Sicilia. Ed è proprio sulle calde spiagge siciliane che si apre il sipario. Marianne (Tilda Swinton) e il suo giovane compagno Paul, un fotografo con un passato da alcolista, si dividono tra giornate al sole, fare l’amore e lunghi silenzi. La loro vacanza viene disturbata dall’arrivo improvviso sull’isola di Harry, produttore discografico eccentrico e logorroico, accompagnato dalla figlia ventiduenne Penelope, scombinando i piani e portando scompiglio nelle loro tranquille giornate. Guadagnino riesce a mettere in scena grazie a quattro protagonisti meravigliosi, come Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Matthias Schoenarts e Dakota Johnson, un film che si distacca dalla pellicola di Deray. Gli unici attori italiani presenti nel film sono il satirista Corrado Guzzanti nel ruolo di un simpatico maresciallo dei carabinieri e l’attrice teatrale Elena Bucci.
Il film miscela commedia, dramma, farsa e grottesco con un tuffo nella problematica sociale riguardante il tema dell’immigrazione trattato in maniera superficiale. I rapporti tra Harry e Paul oscillano da momenti di complicità a quelli di “lotta funesta”. Il primo è un inguaribile Peter Pan che vive costantemente nella libertà assoluta, mentre il secondo ha i piedi ben piantati per terra. Ognuno, con il suo bagaglio personale di ferite, rinunce, sbagli e rancori, si confronta con i propri limiti fisici, mentali e soprattutto emotivi, rispecchiandosi nelle voci, nei gesti e nei silenzi dell’altro. Nel temporaneo mutismo di Marianne, opposto alla parlantina di Harry, si intravede la voglia di comprendersi attraverso il silenzio, esplorando l’impossibilità di comunicare attraverso le parole.
Guadagnino si sofferma su scene di vita quotidiana (la spesa al supermercato, la festa di paese con i giochi in piazza, le chiacchiere a bordo piscina, la visita alla signora che prepara la ricotta) dettagli che all’apparenza possono sembrare futili e insignificanti ma che servono invece a far emergere pensieri, debolezze e insicurezze dei suoi protagonisti.
Giovanna Savino