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Personaggi

Francis Ford Coppola: la sua Italia e l’omaggio al cinema indipendente

“Lì trovo la bellezza, quando vedo qualcosa che non ho mai visto prima”: celebra il cinema indipendente e incoraggia i giovani film-makers Francis Ford Coppola, ospite di Fabio Fazio a Che Tempo che fa

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“Lì trovo la bellezza, quando vedo qualcosa che non ho mai visto prima”: celebra il cinema indipendente e incoraggia i giovani film-makers Francis Ford Coppola, ospite di Fabio Fazio a Che Tempo che fa.

Il regista, in questi giorni a Milano per omaggiare la “sua” Basilicata all’evento Meet the Media Guru, si è rammaricato delle difficoltà che, nonostante il grande vantaggio delle nuove tecnologie, gli aspiranti cineasti devono sormontare ancora oggi e, a suo avviso, ancor più che negli anni passati. La sua generazione avrebbe dovuto spianare la strada alle nuove, ma i tanto auspicati tempi migliori per il cinema d’avanguardia tardano ad arrivare, ancora ostaggi delle tiranniche leggi del grande mercato dell’industria cinematografica.

Indiscusso maestro, che con i suoi capolavori ha plasmato l’immaginario collettivo e contribuito a scrivere pagine indimenticabili della storia del cinema, Coppola non si limita tuttavia a denunciare questa realtà, e regala ai suoi ascoltatori il racconto entusiastico delle serate trascorse ad apprezzare le opere di giovani registi esordienti cubani, lasciando trasparire tutta la sua ammirazione per coloro che non si lasciano sopraffare dagli ostacoli ma perseguono il loro obiettivo: l’arte, sì, il cinema, che è un’arte e un intrattenimento, anzi è proprio l’arte dell’intrattenimento, come lui stesso dichiara eludendo la provocazione insita nella domanda di Fazio. Non c’è arte o intrattenimento, ma c’è la magia del fare arte intrattenendo, magia appartenuta agli anni d’oro del cinema italiano, quelli di Fellini, di Visconti, di Antonioni e di Rossellini, soprattutto Rossellini, che ne è stato ineguagliabile padre. Ciò che è mancato, a parer suo, è la continuità nella trasmissione di questa grande eredità, e il risultato è una continua tensione, ai nostri giorni, verso quell’età dell’oro che sembra così lontana e irraggiungibile nonostante la presenza, in Italia, di registi che di fatto stanno continuando a fare onore alla storia del cinema.

È un resoconto, quello di Coppola a Che Tempo che fa, che si può ben condensare nelle sue stesse, tante, belle parole spese nei riguardi del popolo italiano: un lungo monologo – che a dirla tutta è anche un po’ un arrampicarsi sugli specchi – fatto di encomi e ricorsi alla storia dei nostri gloriosi contributi alla scienza, alla tecnologia e al progresso nonché a tutte le arti che si conclude in un gigantesco e sonoro “ma”. C’è un “ma”, proprio così, perché in qualche modo sono sempre, proprio gli stessi italiani ad auto-ribellarsi e ammutinarsi e compromettersi fin quando, finalmente, non riescono definitivamente a sabotarsi come si deve.

Ed è la solita tragicommedia.

Laura Cellupica

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