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Documentari

Il grano e la volpe: Il mistero dell’elicottero scomparso nel documentario di Vincenzo Guerrizio e Raffaele Manco

Può un elicottero militare sparire durante un volo di routine senza lanciare un SOS? I familiari da subito dubitano di ciò che dicono i militari. Vanno a caccia di prove

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Con il Festival del cinema di Venezia appena conclusosi, molti sono i critici che traggono bilanci sulla qualità della nostra cinematografia, nostra intesa come italiana. Da più parti emerge come unanime, la riflessione che sempre più di rado il cinema made in Italy è pronto a raccontare la realtà che ci circonda, in primis a notare questo limite è stato il sempre pungente ed intelligente Marco Giusti. Tuttavia ci sono delle felici eccezioni: una di queste è sicuramente il documentario Il grano e la volpe, firmato dal regista di H-24 Poliziotti allo specchio Raffaele Manco in collaborazione con il giornalista Vincenzo Guerrizio.

Quale sconcertante vicenda viene affrontata in questo documentario la cui post-produzione è stata conclusa solo da pochi giorni?
La sera del 2 marzo 1994 un elicottero della Guardia di Finanza partito dalla base di Cagliari Elmas svanisce nel nulla durante una missione di pattugliamento lungo la costa sudorientale della Sardegna. A bordo un veterano del volo, il maresciallo Gianfranco Deriu e un giovane ufficiale, Fabrizio Sedda. Due giorni dopo l’avvio delle ricerche vengono ripescati alcuni frammenti del velivolo. Poi più nulla. Manca il relitto. Mancano i corpi. A oltre vent’anni le indagini ancora aperte sulla scomparsa del Volpe 132 non hanno saputo spiegare le cause della sciagura.

Può un elicottero militare sparire durante un volo di routine senza lanciare un SOS? I familiari da subito dubitano di ciò che dicono i militari. Vanno a caccia di prove. Trovano testimoni che hanno visto l’elicottero volare in una zona diversa da quella battuta dalle ricerche, poi un bagliore, un gran boato e il silenzio. Volpe 132 è stato abbattuto. Di quei testimoni qualcuno aveva raccontato già poche ore dopo agli inquirenti quello che aveva visto quella sera, ma quando un mese dopo l’inchiesta militare si chiude l’unica causa
ritenuta plausibile è quella di un incidente. Ai familiari la verità ufficiale non basta. Troppe le omissioni, le incongruenze, i silenzi.

Paola Livek

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