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Venezia 72: 11 Minuti di Jerzy Skolimowski (In Concorso)

Tecnicamente e narrativamente carico di un’attesa che oscilla tra il timore dell’irreparabile e la rassicurazione, straordinario nei cambi di piani, prospettive, ‘veli fotografici’, 11 minuti possiede un’emotività ed una vitalità visiva capace di stare al passo con ogni mutamento di storia, personaggi, situazioni

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Anche per questo film, i dubbi erano quasi nulli. E Jerzy Skolimowski entra nel concorso con un dirompente 11 Minuti… Premio alla regia indubbio (tra le pellicole viste e fino a questo percorso del Festival), perché pochi sono i cineasti capaci di una padronanza filmica di tale ampiezza e altitudine, ancora vivida a 77 anni. Sin dagli esordi il suo linguaggio cinematografico l’ho sempre avuto davanti come un flusso inarrestabile di sguardo, parola, suono… Un tempo trascinante come un fiume (che alterna al suo interno ulteriori flutti) ma perfettamente composto. Un caos dominato, una creatività accesissima e traboccante che non trascura e che controlla il minimo dettaglio: dalla sceneggiatura-scrittura, alla fotografia, alla scenografia, location sempre ricercate, anche nella semplicità (quando è quella di cui ha bisogno), attori sempre sempre all’altezza visiva e recitativa che lui ha in mente. E uno sguardo capace di attraversare qualunque stato visivo (reale e immaginario, statico e dinamico, feroce e poetico).

Jerzy con questa pellicola ci mostra un compagno inseparabile sin da quando apriamo gli occhi alla vita: il caso. Ci leghiamo ad esso in un abbraccio indissolubile… “Noi camminiamo sul ghiaccio sottile, percorriamo il bordo dell’abisso, dietro ogni angolo si nasconde l’imprevisto, l’inimmaginabile. Nulla è certo, il giorno dopo, l’ora successiva, il minuto successivo. Tutto potrebbe finire bruscamente”. E destini possono sigillarsi in soli 11 minuti…

Skolimowski aggrega in un puzzle esistenziale personaggi più disparati, che hanno in comune già di per sé una tensione inesplosa: un’attrice bellissima che si reca ad un provino e suo marito geloso, un regista cinico e viscido che punta la sua preda, un ex pedofilo che vende hot dog, suo figlio corriere decisamente allucinato, un giovane disorientato che si getta in un tentativo di rapina, una ragazza che si è tagliata le vene e il suo cane lupo, un vecchio amante della pittura, un gruppo di pronto soccorso, un operario addetto all’esterno dei grattacieli… La mobilissima macchina da presa li incastra e li divide in questo tempo brevissimo dilatato dal regista grazie ad uno script cronologicamente blindato ma strutturalmente anarchico: il ‘prima e dopo’ temporale di ognuno diventa il ‘dopo e il prima’ dell’altro con cui inconsapevolmente si incrocia, dentro una preparazione al congiungimento finale sincronizzato dal caso e per tutti, nell’attimo definitivo e fatale.

Un prologo disarmante nella presa d’atto di quanto siamo ormai porzioni di un mondo sempre più cyber… Gli inconsapevoli testamenti visivi dei protagonisti principali della vicenda: telefono fotocamera, telecamera da computer, telecamera a circuito chiuso catturano ormai sempre più le nostre intimità, diventano i mezzi che mediano la percezione diretta della vita e a cui dedichiamo anche gran parte della vita. Costruiamo inconsapevolmente, come Skolimowski ci mostra, un mondo virtuale, parallelo, che diventa anche il nostro cyber cimitero.

Calzante perciò e senza dubbio, la metafora del pixel mancante, del punto nero che sporca e impedisce la nitidezza di un quadro… Il caso è quel pixel nero che non è possibile eliminare… che sporca inesorabilmente.

Tecnicamente e narrativamente carico di un’attesa che oscilla tra il timore dell’irreparabile e la rassicurazione, straordinario nei cambi di piani, prospettive, ‘veli fotografici’… 11 Minuti possiede un’emotività ed una vitalità visiva capace di stare al passo con ogni mutamento di storia, personaggi, situazioni. Fino ad un epilogo che incolla alle poltrone noi increduli spettatori in un pieno e vero climax, vissuto con totale partecipazione, con totale immedesimazione, e suggellato da una sospensione nel vuoto e da uno sguardo (degli stessi occhi che aprono il film) che fissa il tragico e il comico senso alla nostra esistenza.

Maria Cera

  • Anno: 2015
  • Durata: 81'
  • Genere: Thriller
  • Nazionalita: Polonia, Irlanda
  • Regia: Jerzy Skolimowski

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