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Film da Vedere

Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick

Ultimo lungometraggio di Kubrick, disponibile su Netflix

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Eyes Wide Shut è un film del 1999 diretto da Stanley Kubrick.

Ultima opera del regista, tratta dal romanzo Doppio sogno di Arthur Schnitzler, uscì postuma negli Stati Uniti d’America il 16 luglio 1999 e fu presentata in anteprima europea alla 56ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 1º settembre 1999.

C’è inoltre un romanzo di Arthur Schnitzler, Doppio sogno, che vorrei fare ma su cui non ho ancora cominciato a lavorare“. Così dichiarava Stanley Kubrick a Michel Ciment nel corso di un’intervista all’epoca dell’uscita di Arancia meccanica. Il testo di Schnitzler, scoperto agli inizi degli anni cinquanta, l’aveva profondamente affascinato (“Esplora l’ambivalenza sessuale di un matrimonio felice e cerca di equiparare l’importanza dei sogni e degli ipotetici rapporti sessuali con la realtà”), al punto di decidere di trasformarlo, dopo 2001: Odissea nello spazio, nel suo prossimo progetto cinematografico.
Nell’aprile del 1971 un comunicato della Warner Bros. (la casa di produzione con la quale Kubrick avrebbe realizzato tutti i suoi film a partire da Arancia meccanica), dichiarava che il nuovo film del regista sarebbe stato, appunto, Traumnovelle (titolo originale dell’opera di Schnitzler).

Distolto dal progetto dall’intenzione di portare sullo schermo il romanzo di Anthony Burgess (mentre nel frattempo pensava di realizzare, e accantonava il monumentale film su Napoleone Bonaparte) Kubrick avrebbe tenuto in serbo il testo schnitzleriano fino al 1994, quando decideva di contattare lo scrittore Frederic Raphael, già collaboratore di Stanley Donen e John Schlesinger, per trarne una sceneggiatura.
Il clamore e la curiosità morbosa intorno al progetto del regista, di nuovo al lavoro nove anni dopo Full Metal Jacket (le riprese di Eyes Wide Shut iniziano il 4 novembre del 1996 e si concludono il 3 febbraio 1998), il fatto di avere scelto come protagonisti due star come Tom Cruise e Nicole Kidman, ai tempi sposati anche nella realtà (si sarebbero separati a breve, restando questo film l’apice della carriera in coppia), nonché la sua morte improvvisa meno di una settimana dopo averne completato il montaggio, hanno fatto del suo ultimo film, prima ancora di essere visto, uno dei più chiacchierati e attesi della storia del cinema. Alla sua uscita il film suscita l’ormai scontata (per ogni opera del regista a partire da 2001: Odissea nello spazio) contrapposizione tra gli entusiasti e i detrattori, spartiti da una folta schiera di perplessi.
Ancora una volta la critica e il pubblico si trovano al cospetto di un oggetto spiazzante, impervio (alla pari di 2001: Odissea nello spazio, Barry Lyndon, Shining, Full Metal Jacket), la cui mancata collocazione nell’ambito canonico di un genere di appartenenza non ne facilita l’avvicinamento. Insieme a Shining, nel giudizio di Enrico Ghezzi, “il film più lavorato e complesso che sia dato di vedere”, un film “che richiede espressamente un “di più” di uno sguardo attento”, Eyes Wide Shut (di cui si può dire esattamente lo stesso, non a caso, essendogli Shining coessenziale), opera postuma, definitiva, resta tra tutte quelle di Kubrick una delle più sofisticate.

Percorsi paralleli, quelli di marito e moglie, nello smarrimento e nella presa di coscienza di sé. Percorso tutto interiore e verbale quello femminile (Kubrick sceglie di non mostrare mai il corrispettivo di ciò che Alice racconta, se non per interposta persona, da parte di Bill), percorso oggettivo (empirico) quello maschile, di cui, tuttavia, non è mai chiaro quanto sia reale e quanto sia frutto della proiezione perturbata del protagonista.
Come gli spettatori del film, anche il protagonista di quest’opera definitiva si trova a sperimentare “mediante la coscienza del disorientamento… che cosa significa veramente guardare, imparare, conoscere, vedere”.
“La coscienza del disorientamento” è precisamente ciò che per il regista consente di giungere a una più profonda comprensione del mondo, e l’occhio è ovviamente lo strumento privilegiato attraverso cui tale conoscenza si rende possibile, poiché “occorre attraversare l’accecamento per imparare nuovamente a guardare, conoscere e riconoscere la scena del mondo”. Il titolo diventa dunque metafora del film stesso e della visione in generale, racchiudendone il senso più intimo all’interno della contraddizione che esprime.
L’etica di Kubrick non è mai impudica né oscena, non c’è niente di ammiccante nelle immagini delle orge. Piuttosto c’è una rappresentazione asettica di un sesso disanimato, artificiale. Kubrick analizza da maestro la povertà del sesso consumato come una ginnastica erotica o come una coazione consumistica. L’eros reale torna ad accendersi solo quando due persone che si amano, una donna e un uomo, che si illudevano di fuggire dalle secche del matrimonio, si ritrovano dopo aver provato la noia della trasgressione programmata.
Il tedio del vivere è un altro tema ricorrente nel film. Non esplicitamente espresso tramite stati d’animo o espressioni del protagonista, si può considerare tuttavia la forza movente che porterà Bill nell’ambigua situazione che costituisce le fondamenta sulle quali è costruito il film. Il dottore, per l’appunto, non sembra affatto turbato della banalità della festa di apertura, né scocciato, per esempio, della routine giornaliera, presentataci tramite il via vai di pazienti. Tuttavia, è il tedio che induce Bill a cercare diversità, cadendo in tentazione prima con la giovane Domino, lasciandosi sedurre, e con il rito esoterico poi. Un concetto di tedio che viene affrontato con leggerezza, poiché non inteso e sviluppato come concetto di “tedium vitae” ma divulgato più come una sorta di noia dovuta ad una vita povera di spunti e situazioni interessanti e inaspettate.
Inoltre, viene dipinto il quadro completo sulla figura umana. Kubrick ci mostra l’incongruenza tra le necessità mentali e quelle fisiche dell’uomo. Considerando il bisogno di vivere su delle certezze (l’origine della creazione della società), l’uomo, essendo l’animale dominante sulla terra, ma pur sempre un animale, non è in grado di resistere ai propri istinti. Illuminando l’ipocrisia del matrimonio, quindi, viene affrontato il discorso di come gli esseri umani (sia uomini che donne) soccombano alle tentazioni derivanti dall’istinto sessuale. Caratteristica prevalente nella scena della festa all’inizio del film, che si può catturare, quando Alice balla con l’ungherese e Bill gioca con le due modelle. Più che mai esaltata durante la confessione di Alice a Bill, quando gli spiega dei suoi desideri sessuali nei confronti di un ufficiale della Marina, ammettendo che l’impeto del desiderio fu forte a tal punto che sarebbe stata disposta a lasciare lui e sua figlia pur di fuggire con l’altro.
Del film sono state date diverse interpretazioni da parte della critica, da quella erotico-psicoanalitica freudiana (Eros e Thanatos) che analizza il matrimonio borghese, a quella esoterica e di critica del potere corrotto e corruttore, da quella religioso-cristiana, fino a quella relativistica pirandelliana (il tema della “maschera” e dell’impossibilità per il protagonista di conoscere l’unica verità, poiché ne esistono diverse: Bill, come lo spettatore, non riesce a capire che cosa è realtà e che cosa è finzione scenica, specialmente riguardo al sacrificio della ragazza e alla spiegazione di Ziegler).

  • Anno: 1999
  • Durata: 160'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Gran Bretagna, USA
  • Regia: Stanley Kubrick

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