Solo per tre giorni in sala, fino a domani 26 agosto, Quando c’era Marnie segna l’inizio dell’ormai annunciato momento di pausa dello storico studio Ghibli. Primo titolo senza la partecipazione dei due che hanno animato più di ogni altro il leggendario studio nipponico, Hayao Miyazaki e Isao Takahata, Quando c’era Marnie porta la firma delicata e malinconica di Hiromasa Yonebayashi, papà di quel gioiellino che è Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento.
Trasposizione complessa di una ghost story per ragazzi della scrittrice e illustratrice britannica Joan Gale Robinson, la pellicola di Yonebayashi è per ora l’ultimo contributo al testamento di un’era dello studio, insieme ai due capolavori Si alza il vento e La principessa splendente, dei quali riprende l’impareggiabile tratto nei disegni, i giochi di luci e ombre, la storia densa e profonda. Protagonista è Anna, una bambina rimasta orfana che si trasferisce dagli zii in provincia; non riuscendo a socializzare né ad integrarsi con le altre ragazze del posto, passa le sue giornate in solitudine, gironzolando vicino ad una misteriosa villa. Qui conosce Marnie, una sua coetanea con la quale stringerà un’intensa e fedele amicizia.
Anche se scevro di quella stessa forza emotiva dei suoi fratelli maggiori, Quando c’era Marnie è l’ennesimo tassello, prezioso e toccante, di un cinema unico e straordinario. Ci saluta così lo studio Ghibli, con la speranza di veder al più presto di nuovo attiva questa meravigliosa fabbrica dei sogni orientale.
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