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FESTIVAL DI CINEMA

I Mille Occhi Festival, prime anticipazioni

L’edizione 2015 del festival “I Mille Occhi” si terrà dal 18 al 23 settembre al Teatro Miela di Trieste, un’anteprima ci sarà dal 15 al 16 settembre al Cinema Trevi di Roma, con tutte le proiezioni e gli incontri a ingresso libero.

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L’edizione 2015 del festival “I Mille Occhi” si terrà dal 18 al 23 settembre al Teatro Miela di Trieste, un’anteprima ci sarà dal 15 al 16 settembre al Cinema Trevi di Romacon tutte le proiezioni e gli incontri a ingresso libero.

Ospite d’eccezione del programma d’incontri e proiezioni sarà il cineasta, produttore e didatta portoghese Vítor Gonçalves: a lui verrà assegnato il Premio Anno Uno per il suo secondo e ultimo lungometraggio A vida invisível, realizzato a quasi trent’anni di distanza dal debutto di culto, Uma rapariga no Verão (1986), considerata una pietra miliare del cinema portoghese.  Tra i molti sconfinamenti proposti dal festival triestino dentro e oltre la settima arte, verrà proposto un omaggio al cinema dell’artista francese Niki De Saint Phalle, con la presentazione delle sue due uniche regie: Daddy (1973, co-diretto con Peter Whitehead) e Un rêve plus long que la nuit (1976), in un percorso curato dalla cineasta sperimentale Jackie Raynal, storica ospite e collaboratrice dei Mille Occhi.

Saranno invece alcuni documenti mai visti a inaugurare il festival la sera del 18 settembre: l’anteprima dell’appena ritrovato e restaurato Il Duce a Trieste, sulla visita di Mussolini nel capoluogo giuliano, e la rara versione integrale di Vivere da anarchici, film-intervista sull’anarchico triestino Umberto Tommasini, realizzato da Paolo Gobetti nel 1976. Dello stesso Gobetti si potrà vedere anche Racconto interrotto (1992), il mediometraggio dedicato al padre Piero, figura tra le massime della cultura antifascista; a Trieste, questi filmati storici saranno presentati da Paola Olivetti, compagna di Paolo Gobetti e direttrice dell’Archivio cinematografico della Resistenza di Torino (responsabile del ritrovamento di Il Duce a Trieste).  All’insegna degli incubi della Storia si volgerà poi un percorso tra cinema, teatro e letteratura sui fantasmi apocalittici delle due guerre mondiali, con alcuni preziosi recuperi dal periodo del muto (Umanità di Elvira Giallanella e Cocciutelli in guerra di Luca Comerio) e uno sguardo agli intrecci tra il cinema di Ermanno Olmi e la letteratura di Mario Rigoni Stern, dal corto Ritorno al paese (1967) al film tv I recuperanti (1970) – senza dimenticare il progetto irrealizzato de Il sergente nella neve.

Il festival prosegue inoltre la sua opera di ricerca ed approfondimento su tre figure poco esplorate del cinema italiano (Oreste Palella, Raffaele Andreassi e Emanuele Caracciolocineasta gallipolino ucciso a 31 anni nel massacro delle Fosse Ardeatine), e propone una selezione di rarissimi film provenienti da altre zone d’ombra del nostro cinema (per la rassegna I figli di nessuno, curata dal ricercatore, storico e collezionista Simone Starace), con – tra gli altri – recuperi mai visti di Vittorio Cottafavi (Fiamme sul mare) eEdgar G. Ulmer (L’amante di Paride).  Altre parti di programma saranno invece dedicati al fondamentale scenografo russo Boris Bilinsky e al regista tedesco Frank Wysbar, con un omaggio al teatro di Luca Ronconi (ritratto in un film-testimonianza di Miklós Jancsó) e un ricordo dell’attore Richard Harrison (eroe di molti peplum). Si segnala, infine, il percorso dedicato alla flagranza della pellicola, a partire da Coda (2014), corto sperimentale di Fulvio Baglivi che – insieme ad altre ricognizioni documentarie e poetiche sulla fisicità del cinema – si accompagnerà al ricordo del grande cinefilo Ciro Giorgini, storico programmatore di Fuori Orario e tra i fondatori dell’Officina Filmclub.

Il festival, diretto da Sergio M. Germani con la collaborazione di critici e ricercatori, italiani e internazionali, è da tempo un appuntamento di richiamo per appassionati, studiosi e cinefili d’ogni sorta, dove è possibile ritrovare copie uniche di film a lungo considerati perduti al fianco dei fermenti meno catalogabili del cinema d’oggi, in un viaggio senza limiti d’epoca e genere nella Storia del cinema, certi – com’è convinzione dei Mille Occhi – che niente appartenga al passato, e tutto riguardi il presente. 

 

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