La prima edizione del SabaudiaFilmFest è passata davvero in un lampo. Tanto desiderata era tra la popolazione stanziale e tra quella vacanziera della cittadina. Sono stati proprio una toccata e fuga questi otto giorni (10/18 luglio 2015), ma è sempre questo l’effetto umano che poi si riversa sulle cose bellissime ed alquanto agognate. Sabato sera, poi, già dal tramonto, quando sapevi insomma che da lì a poche ore tutto questo sarebbe scomparso, quando già potevi immaginare in essere, quasi, i lavoratori giunti per smantellare l’apparato scenografico innalzato e che aveva incorniciato per nove giorni l’intero comprensorio della zona del comune, la malinconia era diventata davvero tanta. Perché tutto, in quei giorni, riportava alla festa, alla prima edizione del SabaudiaFilmFest, una festa che aveva, come dire, quasi “costretto”, finalmente, quei volti familiari che eppure già vivevano Sabaudia da anni, ma sempre come isolati, rifugiati davvero dentro le loro ville sulle dune. In quei giorni invece li abbiamo visti vivere finalmente la cittadina di mare voluta dal Duce.
Marco Giallini in questo senso è stato grande e specifico quando, scendendo le scale del Comune, subito dopo la conferenza stampa di chiusura dell’edizione, e ritrovandosi circondato dalle architetture squadrate, tanto amate dal regime, si lasciava andare: “non è che da qualche balconata adesso si affaccia pure Benito? ….“. Insomma alla sua primissima edizione, ed il sindaco di Sabaudia Maurizio Lucci già ha promesso: “ci sarà l’anno prossimo la seconda edizione…”, mentre ancora quasi si parlava di scommessa per la cittadina, il SabaudiaFilmFest già stabiliva la sua propensione, anzi stabiliva la sua identità e l’identità del suo pubblico che confermava in pieno l’amore e la voglia per la commedia italiana, sempre quella, più o meno, della forte vocazione esistenziale, storica, sociale. Certo, lo sappiamo, la commedia italiana non è più quella di una volta, tutto cambia in un mondo di uomini, tutto cambia in meglio o in peggio. Benissimo, anche la nostra commedia è certamente cambiata moltissimo. Non è più quella che firmavano Mario Monicelli, Dino Risi, Nanni Loy, Luigi Comencini, Mauro Bolognini, Ettore Scola, non c’è più traccia nel retrogusto amaro della risata del peso specifico della tragedia, che la rendeva anche internazionale. Ma abbiamo visto, sempre e comunque, una commedia deliziosa, fragile ma dignitosa alquanto. Certamente, purtroppo o per fortuna, la generazione italiana dei nuovi autori si è formata attraverso altre radici sociali e culturali, insomma attraverso un’altra educazione di modello e di riferimento.
Diceva sempre Nino Manfredi, che è stato uno dei più grandi attori di quella commedia storica, “…nulla nasce dal benessere, tanto meno i bei film. Tutto nasce solo dalla sofferenza e dalla miseria…”. Pensiamo sia davvero pertinente, il benessere, più o meno reale e vissuto, o in qualche maniera avvertito, pensiamo a quella idea di benessere che sempre sembra persiste, nella grande illusione sociale, e che tutto sembra continuamente inquinare, contaminare, determinare, annacquare. Con questa grammatica sparsa nell’aria non si potranno mai concepire e partorire le grandi storie della commedia italiana, quelle con dietro, insomma e sempre, quel retrogusto specifico che chiamavamo il peso della tragedia incombente.
Insomma le opere, selezionate per il concorso direttamente dal direttore artistico Franco Montini, critico del quotidiano La Repubblica, tutte poi sottoposte al giudizio del pubblico per la valutazione e per la premiazione erano tutto di questo avviso: Scusate se esisto di Riccardo Milani, Noi e la Giulia di Edoardo Leo, E fuori nevica di Vincenzo Salemme, Il nome del figlio di Francesca Archibugi, Fino a qui tutto bene di Roan Johnson, Latin lover di Francesca Comencini, La scuola più bella del mondo di Luca Miniero, Sei mai stata sulla luna di Paolo Genovese, mentre una giuria più specifica, denominata giuria di qualità, presieduta da Walter Veltroni con Piero Spila, Andrea Purgatori, Paola Casella e Giacomo Scarpelli, è stata tenuta a valutare le opere del concorso “commedia opera prima” e vedeva nel proscenio un panorama di film, sempre dello stesso tono fragile ma essenzialmente dignitoso, quali Italiano medio di Maccio Capatonda, Italo di Alessia Scarso, La prima volta (di mia figlia) di Riccardo Rossi, Se Dio vuole di Edoardo Falcone, Short Skin di Duccio Chiarini.
Dice il direttore artistico del SabaudiaFilmFest Franco Montini: “Nel nostro paese, sicuramente ricco di festival, paradossalmente non esisteva ancora una manifestazione specifica dedicata alla commedia. Davvero un paradosso perché la commedia è da sempre il genere principe della produzione nazionale, il più amato dal pubblico, incontrastato trionfatore al botteghino. La commedia poi è sempre stato il genere che meglio ha raccontato la realtà del paese, i suoi mutamenti sociali ed antropologici, le sue mode e le sue tendenze sia nel pubblico che nel privato. Per conoscere la storia italiana degli ultimi cento anni, insomma, proprio nei suoi aspetti migliori e peggiori, più gloriosi e più infami, è obbligatorio rivolgersi alla commedia. In questo senso Sabaudia ha sopperito davvero ad una mancanza”.
Dice Maurizio Lucci, sindaco di Sabaudia: “Sabaudia già dagli anni trenta ha manifestato la sua vocazione cinematografica. Già in quegli anni Sabaudia prestava i suoi prosceni naturali ad un Kolossal come Scipione l’Africano. Poi negli cinquanta e sessanta, cioè negli anni d’oro del cinema italiano, molti film della commedie all’italiana vengono ambientati tra le dune e tra le architetture razionaliste della città. Quindi è un legame di vecchia data quello che unisce Sabaudia al cinema. Certamente il festival nazionale, dedicato poi proprio alla commedia italiana, consoliderà sempre più questo legame”.
Conferma Piero Zagami della Agenzia di comunicazione Zigzag, che ha curato tutta la parte più prettamente logistica: “Il festival di Sabaudia è nato come un progetto di marketing territoriale che si propone di fare di Sabaudia una vera e propria città del cinema”.
Il pubblico è accorso davvero numeroso anche nelle conferenze pomeridiane, tutte incentrate naturalmente sui temi del cinema, della commedia, della società, un pubblico che ha in fondo testimoniato in definitiva una vera passione per il genere cinematografico sempre rappresentativo ed identificativo del paese. I temi proposti, per la sezione Confronti, sempre moderati da Franco Montini, sono stati: “Il futuro oltre le dune. Il Sessantotto avvistato dalle dune di Sabaudia al tempo de “La voglia matta”, ed il domani che si intravede oggi dalle stesse dune”, “Spettatori, autori e pirati. Cinema italiano tra nuove forme di consumo e rischi della rete” e “Ciack si gira!!! Le commedie prossime venture”; hanno avuto modo di fare confrontare anche il pubblico presente con personalità culturali e del settore quali Paolo Mieli, Paolo Giaccio, Luigi Abete, Andrea Purgatori, Bruno Zambardino, Piero Spila, Simona Izzo, Ricky Tognazzi, Francesco Bruni, Lunetta Savino, Paolo Genovese, Maria Sole Tognazzi.
Le proiezioni serali, condotte tutte con molto brio e garbo dalla giornalista di Sky Tg 24, Olivia Tassara, sostenute da un pubblico che ha affollato in maniera sempre stratosferica l’arena (si stimano che siano passati più di diecimila persone tra appassionati e non, addirittura il pubblico per sopperire all’esaurimento sedie se le portava da casa, nonostante in platea si potevano contare un parterre di oltre seicentocinquanta posti a sedere ed una gradinata laterale in grado di contenere altre cinquanta-sessanta spettatori), hanno dato l’occasione di esprimersi e di confrontarsi, dopo la visione dei film, con registi ed attori quali Paola Cortellesi, Riccardo Milani, Michele Placido, Vincenzo Salemme, Edoardo Leo, Anna Foglietta, Luca Argentero, Riccardo Rossi, Paolo Genovese, Sabrina Impacciatore ed anche il produttore Massimo Ferrero e Walter Veltroni.
La serata di sabato, infine, dedita alle solenni premiazioni, ha portato all’incontro con il pubblico anche Marco Giallini, Stefano Fresi, Silvia D’Amico, Paolo Cioni, Alessio Vassallo, Marco Bonini, intervenuti per ritirare i loro premi..
Per la cronaca il film vincitore del SabaudiaFilmFest, quello decretato dal gradimento del pubblico, è risultato Noi e la Giulia diretto da Edoardo Leo, mentre quello espresso dalla giuria di qualità, per la sezione “commedia opera prima”, è risultato Se Dio vuole di Edoardo Falcone.
Auguriamo ora, davvero, al SabaudiaFilmFest una vita lunga e sempre più prosperosa. E le idee per il prossimo Sabaudia, dietro le quinte, pare siano state già gettate. C’è giunto insomma, anzi abbiamo captato, un vociare in proposito tra Franco Montini e Walter Veltroni. Saranno i caratteristi, finalmente, i protagonisti prossimi venturi?
Giovanni Berardi