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Genova Film Festival: Kebab Connection

Realizzata nel 2004 con la collaborazione in sceneggiatura del grande Fatih Akin, Kebab Connection è un’opera cinematografica di apprezzabile leggerezza, che gli organizzatori del Genova Film Festival hanno voluto recuperare per la sezione “Oltre il confine”, da sempre una delle nostre preferite all’interno del palinsesto festivaliero ligure.

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Kebab e kebabbari grandi protagonisti di questa edizione del Genova Film Festival. Altrove abbiamo già parlato del clan di squartatori con sede in kebabberia, visto in azione nel simpaticissimo, grandguignolesco Rigorosamente dissanguati da vivi; un cortometraggio horror facente parte del progetto collettivo ideato da Davide Scovazzo, girato dallo stesso nel capoluogo ligure e interpretato, tra gli altri, da un grande protagonista della musica anni ’80, l’intramontabile Johnson Righeira. Ma l’argomento, in realtà, era già salito agli onori della cronaca con il film proiettato in precedenza, ovvero Kebab Connection di Anno Saul: un’opera fresca e di apprezzabile leggerezza datata peraltro 2004, che gli organizzatori hanno voluto recuperare per la sezione “Oltre il confine”, da sempre una delle nostre preferite all’interno del palinsesto festivaliero genovese.

E per il 2015 tale sezione ha ospitato un omaggio a quel cinema turco-tedesco, che ha prodotto almeno un cineasta di fama internazionale: Fatih Akin. Capace di rivisitare i cliché di una così fitta immigrazione turca in Germania mescolando abilmente sentimento, ironia, visioni etiche contraddittorie, il nostro Akin ha saputo realizzare qualche grande film, vedi ad esempio La sposa turca o il documentario Crossing the Bridge – The Sound of Istanbul, concedendosi ogni tanto qualche scivolone (il pesante e farraginoso Ai confini del mondo figura, stando ai nostri ricordi, tra le opere meno riuscite). Del focus dedicato a tale autore ci ha però particolarmente colpito un lungometraggio, realizzato subito dopo La sposa turca, al quale Fatih Akin ha offerto il suo contributo solo in fase di scrittura (soggetto e sceneggiatura), essendo stato poi diretto dal meno conosciuto Anno Saul, come accennavamo prima. Il risultato finale si configura comunque come un impasto di generi assolutamente godibile e coinvolgente.

La variegata e divertente galleria di personaggi, da cui traggono vita le situazioni umoristiche di Kebab Connection, ruota in ogni caso intorno alla figura centralissima di Nejat, figlio di immigrati turchi la cui ambizione più grande sarebbe firmare il primo film di arti marziali tedesco, da lui concepito sulla falsariga dei grandi successi orientali con protagonisti i vari Bruce Lee, Jackie Chan e Jet Li; ma per avvicinarsi a tale obiettivo il dinamico giovanotto ha accettato di girare alcuni spot per il negozietto di kebab dello zio, andandosi al contempo a complicare la vita a livello sentimentale, dal momento in cui la sua ragazza (una tedesca DOC, già accettata a malincuore dal resto della famiglia) gli ha fatto sapere di essere incinta, scatenando in lui una reazione goffa, indecisa e sintomatica di una sostanziale impreparazione all’evento. I passaggi più brillanti del film corrispondono di sicuro all’omaggio/citazione/parodia dei wuxia orientali, di cui sono infarciti gli irresistibili corti pubblicitari girati dal protagonista. Ma anche lo sguardo ironico e bonario sulla convivenza delle diverse etnie in Germania, al pari delle tematiche sentimentali riguardanti la principale coppia di personaggi, esce fuori alla distanza, assicurando brio a una pellicola che sa affrontare questioni serie con uno sguardo divertito e al tempo stesso maturo.

Stefano Coccia

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