C’è molto nel film di Antonio Monti, che si muove tra il fiabesco e la riflessione, trascinando lo spettatore in un vorticoso movimento di ricostruzione di un fitto mosaico
Una ricognizione filosofica, probabilmente, dell’essere umano, della sua natura, del suo, direbbe Heidegger, ‘esserci’, della sua condizione sospesa tra la ragione calcolante e gli istinti ferini, che, pur nella loro pericolosità, conferiscono un valore aggiunto, quell’eccedenza che permettere di accedere alla grazia di un miracolo, che nella fattispecie si traduce nella possibilità di infrangere l’incantesimo che blocca la giovane Agata nella superficie riflettente di uno specchio. Liberarla da uno sguardo che la pietrifica, che la relega in una condizione irrimediabilmente esposta a un processo di oggettivazione permanente, permettendole, finalmente, di articolare di nuovo quella parola che era stata smarrita, piombata com’era in una condizione di afasia continuata, e agevolando, dunque, un nuovo processo di soggettivazione: c’è molto nel film di Antonio Monti, che si muove tra il fiabesco e la riflessione, trascinando lo spettatore in un vorticoso movimento di ricostruzione di un fitto mosaico attraverso un graduale assembramento delle tessere che lo compongono.
L’avventura di Monkey Boy è un po’ come l’uscita dalla caverna di Platone, tutto appare amplificato, spaventoso, l’oscurità della notte cede il passo ai bagliori improvvisi che gli feriscono lo sguardo, ma non gli impediscono di portare a termina la ‘sua missione’.”…….Un essere furbo come un uomo e stupido come un uomo” frantumerà lo specchio che imprigiona Agata, e tra la scoperta della superficie riflettente e la sua distruzione può scorrere un’intera vita, se basta a condurre ad una vera liberazione. I dadi che la protagonista tiene sempre con sé sono ciò che gli suggerisce il cammino, un lancio di dadi, pare, che si deve ‘volere’, fortemente volere, fino in fondo, in maniera radicale, per dire un si definitivo alla vita, “giacchè in quanto fenomeni estetici la vita e l’esistenza sono eternamente giustificate”.
Bisogna non cedere sul proprio desiderio, questo sembra essere il concetto che informa la sceneggiatura del film firmata dallo stesso Antonio Monti, un invito a fare i conti con una doppia natura, quella sacra e quella sconsacrata, che non conosce superamenti ma solo giustapposizioni di elementi che insieme convivono.
Buona dunque la riuscita di questo film indipendente, sia per quanto riguarda la parte della scrittura, sia per quella tecnica, che risulta molto curata, con una fotografia plumbea, notturna, che ben rende il cammino nella ‘notte del mondo’ affrontato dai protagonisti, e certe improvvise impennate nel montaggio che restituiscono quell’ambivalenza di cui si diceva prima.
Chango film pubblica il dvd arricchito di contenuti speciali con il Making of e Jack The Box, altro cortometraggio realizzato da Antonio Monti. Distribuito da CG Entertainment.
Luca Biscontini
Anno: 2009
Durata: 79'
Genere: Horror
Nazionalita: Italia
Regia: Antonio Monti
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers