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Insidious 3 – L’inizio

Insidious 3 – L’inizio è il terzo capitolo della fortunata saga orrorifica ideata nel 2010 da James Wan. Passato il testimone allo sceneggiatore Leigh Whannell, già autore e produttore di Saw – L’enigmista, la pellicola è disponibile nelle sale italiane dal 3 giugno 2015 distribuita da Warner Bros. Italia

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Insidious 3 – L’inizio è il terzo capitolo della fortunata saga orrorifica ideata nel 2010 da James Wan. Passato il testimone allo sceneggiatore Leigh Whannell, già autore e produttore di Saw – L’enigmista, la pellicola è disponibile nelle sale italiane dal 3 giugno 2015 distribuita da Warner Bros. Italia.

Sinossi: America, qualche anno prima del caso Lambert. La giovane Queen Brenner, sconvolta dalla morte prematura della madre, si rivolge alla famosa sensitiva Elize per contattare l’anima della defunta. La donna si accorge subito, però, che la ragazza ha stabilto un pericoloso contatto con un’entità demoniaca che, sotto le sembianze di un  uomo che respira nei condotti, vuole assorbire tutta la sua forza vitale per nutrirsi della sua anima. Aiutata da due specialisti del settore, Elize si metterà in contatto con l’ “altrove” e cercherà di interrompere il contatto tra i due mondi per riportare ogni cosa alla normalità…

Recensione: Dopo aver prodotto e sceneggiato la poliedrica saga di Saw – L’enigmista, Leigh Whannell decide di esordire in cabina di regia con Insidious 3 – L’inizio ereditando il testimone dal collega James Wan. Incentrando la storia intorno all’eclettico personaggio di Elize, la pellicola mostra la nascita del suo team di specialisti e svela i motivi per cui la donna, nonostante il dono di saper contattare gli spiriti, abbia inizialmente deciso di rimanere in disparte. Indagando, dunque, sulla perversa entità che vuole uccidere una giovane ragazza, Elize diviene intermediaria di mondi, mediatrice di anime e guerriera di demoni. Come un abile burattinaio, Whannell costruisce ogni scena dosando sapientemente luci e ombre, silenzi e rumori, pieni e vuoti in modo da generare costantemente vortici di suspense e tensione. Lividi, contusioni e fratture, quindi, prendono subito possesso del corpo della vittima e ne divengono segno tangibile di una malattia che travalica gli orizzonti meramente fisici per raggiungere quelli più profondi della psiche. Elargendo focali lunghe per deviare l’attenzione dello spettatore dal fulcro della scena e giocando, così, sull’effetto sorpresa, il tipico dramma familiare viene opacizzato da tinte macabre e gotiche tanto che i colori primari lasciano presto il posto a ombre inquietanti e demoniache che invadono il campo e lo divorano fotogramma dopo fotogramma.

Martina Calcabrini

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