Rickman ci regala un quadro di una Francia di fine ‘600 che presenta in un contesto bucolico il senso della rivincita della donna uscente dallo stato di anonimato e svela ad una società androcentrica l’intelligenza e la caparbietà che risiede nella forza del gentil sesso
Sinossi: Anno 1682. Versailles: Sabine De Barra (Kate Winslet), donna forte e anticonformista, lavora come paesaggista nei giardini e nelle campagne francesi. Per merito del suo talento, le viene assegnato un incarico alla corte di Luigi XIV (Alan Rickman). La donna entrerà in contatto con l’artista della corte di Re Sole, André Le Notre (Matthias Schoenaerts), per realizzare uno dei giardini principali del nuovo Palazzo di Versailles, vivendo così direttamente l’intricata rete di regole ed etichette della nobiltà di corte.
Recensione: Alan Rickman torna alla regia dopo l’esordio nel 1997 con L’ospite d’inverno, film intenso e delicato, che si soffermava sulla figura femminile.
Ed è proprio la donna il filo conduttore che lega il debutto registico di Rickman col suo nuovo lavoro, Le regole del caos, dove la protagonista Sabine De Barra, interpretata dal Premio Oscar Kate Winslet, è la portatrice di vitalità e genialità creativa, che sfida le maschere di facciata e le malelingue della sfarzosa corte francese.
Il suo talento si guadagna la stima dell’artista di corte André Le Notre, che le affida l’opera più impegnativa dell’intera reggia di Versailles: la sala da ballo all’aperto (La sala di Rockwork Grove). Nonostante il poco tempo a disposizione, Sabine riuscirà a dare ordine e forma al suo “little chaos” e a guadagnarsi anche la simpatia del fratello del Re Sole (Stanley Tucci).
Altro tema forte della pellicola e di nuovo caro a Rickman è quello della donna vedova: Sabine ha perso la figlia e il marito in circostanze tragiche. Ciò che emerge è una donna che va avanti con la propria vita, ma incontra serie difficoltà nell’elaborazione completa del lutto. Ad aiutarla sarà proprio il personaggio di André che rappresenterà per Sabine una riscoperta di quelle emozioni e vitalità perdute, che vanno colte all’istante proprio come un fiore che sboccia all’alba per morire la sera.
Rickman ci regala un quadro di una Francia di fine ‘600 che presenta in un contesto bucolico il senso della rivincita della donna uscente dallo stato di anonimato e svela ad una società androcentrica l’intelligenza e la caparbietà che risiede nella forza del gentil sesso.
Libero Bentivoglio
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