Roma città aperta è un film del 1945 diretto da Roberto Rossellini.
Roma città aperta di Rossellini una delle opere più celebri
È una delle opere più celebri e rappresentative del neorealismo cinematografico italiano. Si tratta del film che fece acquisire notorietà internazionale ad Anna Magnani, co-protagonista insieme ad Aldo Fabrizi, qui in una delle sue interpretazioni più famose.
È il primo film della Trilogia della guerra antifascista diretto da Rossellini al quale seguiranno Paisà (1946) e Germania anno zero (1948). Presentato in concorso al Festival di Cannes 1946, il film ha riscosso fin da subito un grande successo, sia di pubblica che di critica. E ha portato a casa molte candidature e diversi premi.
Il titolo per Rossellini non doveva essere Roma città aperta
Il film doveva intitolarsi Storie d’ieri. E nasceva come un documentario su don Morosini, sacerdote realmente vissuto a Roma e ucciso dai nazisti nel 1944. Ben presto, anche grazie agli apporti di Federico Fellini, aggiuntosi agli altri autori in fase di sceneggiatura, il film si arricchì di storie e di personaggi. A poco a poco prese l’aspetto di un lungometraggio a soggetto, cosicché il finale (la fucilazione del prete), che doveva costituire il tema principale del documentario, divenne la conclusione drammatica. Una conclusione di un racconto corale sulla vita quotidiana in una città dominata dalla paura, dalla miseria, dalla delazione e dal degrado.
Alcuni retroscena
È necessario nominare Aldo Venturini, un personaggio chiave nella storia della produzione del film. Venturini non era un uomo di cinema. Era un commerciante di lana che nell’immediato dopoguerra romano aveva forti disponibilità economiche ed era stato subito coinvolto nel finanziamento del film da parte della società produttrice, la Cis Nettunio. Quando poi, dopo qualche giorno di riprese, il film si era fermato per mancanza di liquidità, fu Rossellini a convincere il commerciante a completare il film come produttore. Gli fece capire che quello era l’unico modo per recuperare i soldi anticipati. In quel momento il suo intervento, ad alto rischio finanziario, era finalizzato alla continuazione del lavoro. Ma il tentativo era di salvare il suo investimento, come avrebbe fatto un vero produttore cinematografico.
Le riprese del film iniziarono nel gennaio del ’45. Furono fatte in condizioni precarie, sia per il periodo (i tedeschi erano da poco andati via) sia per la scarsa disponibilità del materiale tecnico, compresa la pellicola. Gli studi di Cinecittà non era disponibili dal momento che il luogo era già spogliato dalle attrezzature e ridotto a un grande rifugio per gli sfollati che non potevano essere accolti altrove. Rossellini e la troupe improvvisarono le riprese di alcuni interni nel vecchio teatro Capitani, in via degli Avignonesi 32, dietro via del Tritone.
La scena centrale del film
La scena centrale del film, con la corsa e l’uccisione di Pina (Anna Magnani) dietro al camion che porta via il marito catturato dai tedeschi, fu girata in via Raimondo Montecuccoli, al quartiere Prenestino-Labicano. Ed è forse la sequenza più celebre del neorealismo nonché una delle più famose della storia del cinema italiano. Da ricordare che in questa scena (ripresa naturalmente da due inquadrature) Anna Magnani cadde troppo presto rispetto a quanto era previsto. Per questo si decise di sfruttare sia l’inquadratura laterale sia quella frontale, in modo che la sequenza sembrasse più lunga.
A visionare in privato il film il regista Roberto Rossellini presso il Cinema Moretti di Ladispoli. Fu presentato successivamente al pubblico nel settembre del ’45 senza alcun’anteprima ed ebbe scarso successo. Il pubblico lo apprezzò veramente solo successivamente, dopo aver ricevuto vari premi e riconoscimenti. Inizialmente la pellicola è stata vietata in alcuni paesi, come in Germania e in Argentina. Uscì negli Stati Uniti il 25 febbraio 1946, a New York, dove all’inizio furono censurate alcune scene, della durata complessiva di circa 15 minuti.
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