Bianco, rosso e Verdone è il secondo film – articolato in tre episodi – diretto ed interpretato da Carlo Verdone nel 1981.
Seconda carrellata di personaggi del repertorio cabarettistico e televisivo di Carlo Verdone, insistendo sul loro impaccio, accentuato nel personaggio di Mimmo.
Come in Unsacco bello, è l’attualità del contesto a fare da contorno, un paese disorganizzato, fitto di antagonismi ideologici nonché insicuro per i forestieri.
Il commento musicale di Ennio Morricone il cui tormentone irride le note dell’inno di Mameli, incombe sulle disavventure di Pasquale, stereotipo oramai datato dell’emigrante meridionale all’estero, straniero sia in patria che nel paese d’adozione.
Il film propone brillantemente una comicissima Sora Lella, sorella del celeberrimo Aldo Fabrizi, antica maschera matronea romana dalla saggezza ancestrale, in antitesi ad un nipote sprovveduto. Di notevole importanza è la leggera critica lanciata da Verdone contro la politica e “il rito del voto”: Furio fa notare un disegno volgare sulla cabina elettorale chiedendone la censura, causando al contrario l’ilarità del presidente di seggio e degli scrutatori; la nonna di Mimmo muore nel seggio elettorale ma i componenti del seggio, incuranti, litigano sul ritenere valido o meno il suo voto (la scheda è “mezza aperta o mezza chiusa”?); l’incomprensibile sfogo di Di Amitrano fa intendere l’inutilità di un voto che non servirà a cambiare niente.
Produzione
Sergio Leone, produttore del film, era molto titubante e scaramantico nell’intitolare il film Bianco, Rosso e Verdone, in quanto nel 1972 uscì un film con Sophia Loren intitolato Bianco, rosso e… che non ebbe successo.
Il film è stato girato prevalentemente nell’autunno 1980 poiché Leone tardò nel dare inizio alle riprese; tra numerose difficoltà per il clima freddo ed i prodromi influenzali, Carlo Verdone interpreta Mimmo e Pasquale in tenuta estiva.
Mario Brega era solito redarguire Verdone qualora non salutasse Leone, quando questi lasciava il set.
Su indicazione di Leone, per la celebre inquadratura audace attraverso il vaso di pesci rossi – scena del mancato incontro tra Mimmo e la meretrice – si ricorse ad una vera prostituta.
Sergio Leone incaricò il fratello di Carlo, Luca Verdone, affinché gli comunicasse segretamente un resoconto quotidiano e dettagliato delle riprese.
Sergio Leone non era d’accordo nello scritturare Elena Fabrizi per il ruolo della nonna a causa della sua salute precaria, temendo problemi durante le riprese, in quanto la donna era diabetica[8]. Vennero fatti dunque molti provini con altre coetanee romane, ma nessuna convinse il regista quanto la Fabrizi, che alla fine venne dunque scritturata, nonostante le titubanze di Leone.
Le riserve di Leone vertevano anche sul personaggio di Furio, temendo che questi potesse risultare particolarmente odioso al pubblico. Prima dell’uscita del film, organizzò una proiezione privata in casa sua cui parteciparono, oltre a Verdone, Alberto Sordi, Monica Vitti e il calciatore brasiliano Paulo Roberto Falcão, i quali gradirono molto il personaggio di Furio, soprattutto Sordi, sciogliendo così ogni riserva per il produttore Leone.
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