Il Rendez Vous Nuovo Cinema Francese approda ad una ricchissima quinta edizione con un cartellone che annovera opere di giovani cineasti provenienti dalla Quinzaine Des Réalisaterurs e dalla Semaine de la Critique della scorsa edizione del Festival di Cannes, come Le Combattants di Thomas Cailley, Hippocrate di Thomas Lilti e Mange tes morts di Jean-Charles Hue, e opere appena uscite nelle sale d’Oltralpe come Les Souvenirs di Jean-Paul Rouve, che dopo il successo ottenuto in Francia presenta il film a Roma in occasione del Rendez Vous, dove torna per la seconda volta due anni dopo Quand je serais petit.
Sinossi: Romain (Mathieu Spinosi) vive a Parigi studia lettere e lavora di notte in un albergo; la sua è la vita di un giovane uomo indipendente e pronto ad assumersi le responsabilità di adulto; ha un legame molto forte con la sua famiglia, suo padre (Michel Blanc) consulente patrimoniale alla Banque Poste appena andato in pensione, un uomo a cui la routine e l’abitudine hanno tolto la sensibilità e la delicatezza di cogliere i segnali di voglia di tenerezza lanciati dalla moglie, madre di Romain (Chantal Lauby), donna forte che sostiene la famiglia quando il marito perde il padre e deve affrontare la solitudine della madre, la nonna di Romain (Annie Cordy) protagonista femminile del film a tutto tondo. Rimasta sola dopo la morte del marito, a 85 anni nonostante sia una donna intellettualmente brillante curiosa e desiderosa di esplorare il mondo che la circonda (molto spesso insieme al giovane nipote) i figli decidono di portarla in una casa di riposo e di vendere l’appartamento dove abitava. Per i primi tempi la donna accetta la decisioni dei figli ma poi fugge in direzione Normandia, nel suo piccolo paese natale; con un escamotage narrativo -una cartolina spedita a Romain da Parigi che reca il timbro della stazione ferroviaria di St. Lazare, da dove partono i treni per la Normandia, si fa raggiungere dal nipote per trascorrere qualche giorno insieme; in effetti il desiderio dell’anziana signora è quello di tornare in terza elementare in quella che era stata la sua vecchia scuola, che aveva dovuto abbandonare a suo tempo a causa della Seconda Guerra Mondiale. Con l’aiuto di una giovane maestra Romain porta la nonna a scuola e la osserva ammirato per un’intera giornata mentre interagisce con i suoi giovanissimi compagni di classe. Nel frattempo a Parigi i genitori di Romain affrontano una crisi coniugale rocambolesca, che dovrà tornare al loro primissimo incontro per essere superata; un pittore disilluso e annoiato riprende a dipingere quadri bizzarri di animali, che tanto piacevano all’anziana signora, il padrone dell’albergo dove Romain fa il turno di notte decide finalmente di mollare le conversazioni su Skype con il figlio e di andare a trovarlo in Australia. Romain ha appreso da sua nonna la gioia e la voglia di vivere e quel modo di vedere il mondo sempre con occhi nuovi, attingendo dal passato per mescolarlo con presente e andare verso il domani. Il momento che esprime al meglio questo messaggio è proprio quando Romain parte in macchina alla volta della Normandia, alla ricerca di sua nonna (che non si nasconde, ma vuole farsi trovare), che è tornata alle origini, ma semplicemente per riprendere una cosa iniziata e non ancora portata a termine; la bellissima colonna sonora è proprio una vecchia canzone di Charles Trenet del 1942 Que reste-t-il de nos amours? cantata negli anni da più voci, come quella di Dalida nel 1972 o di Franco Battiato nel 1999 fino ad arrivare alla versione più attuale di Julien Dorè, che accompagna il film.
“Quando il presente non funziona più, bisogna mettere benzina al passato.”
Recensione: Vanessa Tonnini, direttrice artistica del Rendez Vous alla Casa Del Cinema di Roma in questi giorni, incontra insieme al pubblico il regista Jean-Paul Rouve, attore di cinema e televisione, al suo terzo lungometraggio; e fa un raffronto con l’opera precedente Quand Je Serais Petit: pone l’accento sulla scrittura del film e sull’attenzione posta nei confronti dei personaggi secondari e anche più marginali. Les Souvenirs tratto dal romanzo omonimo dello scrittore francese David Foenkinos, con cui Rouve dichiara di avere in comune il modo di vedere la vita, affida proprio ai personaggi “di terzo, quarto, e quinto livello” le battute chiave che stemperano la tensione dei momenti drammatici (nel film si affronta la questione della morte in più momenti); il coinquilino di Romain (William Lebghil), un ragazzo francese di origini maghrebine, è l’alter ego del protagonista, che cerca di mettere in pratica seppur a modo suo, l’esempio di Romain di ricevere amore per poi poterne dare; il padrone dell’albergo dove Romain lavora, interpretato dallo stesso Rouve, lo assume perché gli ricorda il figlio che vive in Australia e con il quale parla attraverso Skype: c’è tra i due quello stare a proprio agio l’uno con l’altro che manca al rapporto genitore-figlio tra Romain e suo padre e a quello madre-figlio tra il padre di Romain e l’anziana madre; l’uomo alla cassa dell’autogrill dove Romain si imbatte durante il viaggio per la Normandia, e dove spingerà suo padre durante il viaggio di ritorno, convinto che quell’uomo sconosciuto abbia la soluzione ai problemi coniugali dei suoi genitori, in pochissime battute regala alla storia una freschezza dettata dalla semplicità della filosofia del quotidiano; l’impiegata dell’ufficio del turismo della piccola cittadina della Normandia, che fa un’esilarante digressione su come riuscire a suicidarsi gettandosi da una falesia; la direttrice della casa di riposo, più vicina alla figura di capo di un villaggio vacanze che di una casa per anziani. Sono personaggi ben scritti, curati come fossero i protagonisti – come avveniva nel cinema francese degli anni Sessanta e Settanta – sostiene lo stesso Rouve, lamentando il fatto che oggi ci si concentra solo sui personaggi principali senza considerare che anche quelli secondari danno corpo alla storia; li possiamo leggere anche in chiave meta-letteraria, personaggi-glossa pronti a tradurre in parole semplici al lettore-spettatore il groviglio dei sentimenti dei personaggi principali e a mostrare ai personaggi stessi come andrebbero le cose se si agisse diversamente.
Rouve ci racconta anche la scelta degli attori per i ruoli principali: Annie Cordy è stata la prima scelta per il ruolo della nonna, in Francia è conosciutissima come cantante e nel cinema aveva recitato con Jean Gabin e Simone Signoret; anche Michel Blanc è stato scelto subito per il ruolo del padre di Romain; Chantal Lauby, che interpreta la mamma di Romain, ha lavorato con Rouve in alcune produzioni televisive, mentre ci è voluto un po’ per trovare il volto del giovane protagonista, affidato a Mathieu Spinosi, popolare in Francia per alcune serie televisive.
A Rouve piace mettere in scena le storie di quelle persone che non stanno al posto giusto e che continuano a vivere una vita scelta per loro da altri, dalle convenzioni, dalla società; vivono così fino a quando non si presenta un elemento esterno che pone loro la questione del cambiamento; il padre di Romain al quale la moglie confessa di avere un amante più giovane o la nonna che è quasi costretta dai figli a traslocare in una casa di cura, tutti e due a modo loro devono ritornare alle proprie radici poi riprendere in mano le proprie vite; l’idea è quella di mettere benzina al passato per rimettere in moto il presente, ben lontano da un discorso nostalgico e malinconico.
Anna Quaranta
Anno: 2015
Durata: 96'
Genere: Commedia Drammatica
Nazionalita: Francia
Regia: Jean-Paul Rouve
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