Trento Film Festival
63° Trento Film Festival: Destinazione…India
Alla scoperta delle mille anime dell’India con il 63° Trento Film Festival. Un viaggio tra cinema, arte, musica, libri, tradizioni gastronomiche, incontri. Tra i primi ospiti confermati: Kavita Bahl, Federico Rampini, Giuseppe Cederna.
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10 anni agoon
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TaxidriversDopo le edizioni dedicate alla Finlandia, alla Russia, alla Turchia e al Messico, la sezione “Destinazione…” del Trento Film Festival, dal 30 aprile al 10 maggio, sarà dedicata all’India. Per la prima volta il festival guarda in Asia puntando sull’India, in particolare i suoi territori interni, rurali e remoti, e le comunità di culture, lingue e religioni diverse che li abitano, lontane dalle grandi metropoli e capitali. Documentari, film, appuntamenti letterari, mostre, incontri di approfondimento e di genere, saranno gli ingredienti di un Festival che si veste dei colori, sapori e atmosfere d’India.
L’India, che ha rappresentato nella storia del Trento Film Festival lo sfondo di tanti film di alpinismo himalayano e la meta di tante avventure di viaggiatori occidentali, diventa finalmente protagonista con un programma che vuole sia celebrarne il fascino e l’unicità, sia gettare uno sguardo sulla sua complessità senza ignorare questioni sociali, religiose e di attualità, per un caleidoscopio di visioni e racconti che comporrà un ritratto dell’India tra tradizioni e modernità. Nella tradizione del festival la selezione cinematografica privilegia il documentario, con appuntamenti quotidiani, secondo un format che il pubblico del festival ha dimostrato di apprezzare, diventando appuntamento fisso per gli spettatori che accolgono l’invito alla scoperta del paese protagonista.
Un viaggio che parte dall’Italia, grazie allo sguardo di un maestro del nostro cinema su quel paese, con India, Matri Bhumi di Roberto Rossellini, nella versione restaurata nel 2011 da Cinecittà Luce, Cineteca di Bologna e CSC-Cineteca Nazionale.
Le grandi montagne del nord svettano in documentari come When Hari got married di Ritu Sarin e Tenzing Sonam, dietro le quinte di un rituale familiare centrale per la società indiana come il matrimonio, e Between Border and the Fence di Ajay Raina sulla ferita tuttora aperta della divisione del territorio del Kashmir tra India e Pakistan, mentre lungo il confine opposto con il Bangladesh è ambientato Char… The No-Man’s Island, incredibile vicenda di un’isola galleggiante e dei suoi abitanti raccontata da Sourav Sarangi.
Alle condizioni di vita nei villaggi rurali sono dedicati i documentari Candles in the wind, sulla piaga dell’impoverimento e dei suicidi tra gli agricoltori, e Dammed sui trasferimenti forzati causati dagli allagamenti e le dighe costruite per alimentare il rapido sviluppo economico del paese, entrambi diretti da Nandan Saxena e Kavita Bahl che saranno a Trento per presentarli, e Have you seen the Arana? di Sunanda Bhat, sulla trasformazione di paesaggi naturali e oasi di biodiversità.
La piaga della violenza sulle donne in India, con casi eclatanti recentemente alla ribalta dei media internazionali, rende decisiva la presenza di un film come Gulabi gang sul movimento rurale di difesa dei diritti delle donne creato dalla straordinaria attivista Sampat Pal.
Caratteristica di “Destinazione…”, rispetto a rassegne e progetti simili, è però di non essere dedicata solo al cinema e agli autori del paese protagonista, ma aperta allo sguardo di altri registi e culture. Così a completare il programma saranno Kalyug di Juri Mazumdar, film di diploma alla ZeLIG – Scuola del Documentario di Bolzano già selezionato in tanti prestigiosi festival internazionali, e nella prima e ultima giornata di programmazione due anteprime italiane: dal festival di Toronto Monsoon del regista canadese Sturla Gunnarsson, sul ruolo chiave di un fenomeno naturale come quello dei monsoni per la natura, economia e società indiane, dalla Germania lo spettacolare Fascinating India 3D di Simon Busch, viaggio in tre dimensioni tra i più straordinari tesori paesaggistici e architettonici del paese.
La panoramica sarà completata da una selezione di cortometraggi e dall’inserimento, tra i lungometraggi di fiction della sezione “Anteprime”, di un kolossal come Haider, Premio del Pubblico all’ultimo Festival internazionale del film di Roma 2014 e acclamato tra i migliori film dell’anno dalla critica indiana, capace di unire spettacolo, dramma, musica, coreografie e impegno, nella migliore tradizione del grande cinema di Bollywood. Il trascinante film di Vishal Bhardwaj è una trasposizione contemporanea dell’Amleto di Shakespeare sullo sfondo delle montagne e delle lotte per l’indipendenza dello stato settentrionale del Kashmir, interpretata da tre superstar come Tabu, Shahid Kapoor e Irrfan Khan.
Al programma cinematografico si affiancheranno numerose iniziative e momenti di approfondimento.
Il giornalista Federico Rampini ci accompagnerà in questo percorso di scoperta con un incontro dal titolo “Mistero India: tra seduzione e orrore. La nazione del futuro, le sue arretratezze e contraddizioni”.
L’attore e scrittore Giuseppe Cederna racconterà la sua esperienza nello spettacolo-reading “Le mille anime dell’India” – Come il viaggio può trasformarci e trasformarsi in “UnaCosaGiusta”, musicato dal vivo da Alberto Capelli. L’Archivescovo di Chieti-Vasto, Monsignor Bruno Forte, reduce da un recente viaggio in India, dialogherà con l’Arcivescovo di Trento Monsignor Luigi Bressan sulla ricchezza delle diverse esperienze religiose che convivono in questo paese nell’incontro “La lezione di Gandhi e la verità senza violenza”.
Due mostre completeranno il progetto della sezione “Destinazione…India”.
Le oltre 70 fotografie che compongono “Il processo di Chandigarh” a cura di Raffaele Cetto e Alessia Zambon racconteranno una città diventata mito. Chandigarh, città di fondazione voluta da Nehru per identificare una nuova capitale del Punjab a seguito dell’indipendenza dell’India e della divisione del Pakistan, è stata progettata agli inizi degli anni Cinquanta da Le Corbusier, che ha dato vita alla sua idea di città ideale. Una città basata su modelli urbanistici e sociali europei che nel corso degli anni si è trasformata attraverso la quotidianità vissuta dalla sua popolazione. La mostra riflette su come il progetto originario della città, precipitato nel contesto indiano, sia stato modificato attraverso un tessuto sociale vivo ed attivo.
Mentre in “Voci dal villaggio e dalla foresta” a cura di Monica Monachesi per la Fondazione Stepan Zavrel di Sàrmede l’India sarà rappresentata da 40 serigrafie di Tara books. Ci sono libri illustrati che vengono dall’India, interamente fatti a mano, capaci di meravigliare i nostri sensi, diffusi in tutto il mondo e pubblicati anche in Italia. È l’opera straordinaria di Tara Books, fondata da Gita Wolf alla guida di un folto gruppo di artisti e serigrafi che hanno dato piena dignità di autori a chi non avrebbe avuto voce altrimenti. Artisti popolari e tribali detentori di antichissime forme d’arte e portatrici di precise identità culturali. Mithila, Gond, Meena, Warli, Patachitra sono alcune delle voci indiane che la mostra invita ad ascoltare. La sezione Hand Made è poi un focus sul libro Creazione edito in Italia da Salani per capire che cos’è la serigrafia e come Tara Books realizza i suoi libri fatti a mano. Nelle Cantine di Torre Mirana i risultati di uno scambio culturale sul filo dell’arte Warli: i bambini esplorano la cultura di questa tribù tramite il disegno, a partire dal libro Che cosa fanno i Warli edito da Edizioni Ippocampo.
E naturalmente non mancheranno incursioni nella cultura gastronomica, lezioni per conoscere l’importanza della pratica dello yoga nella cultura indiana e la musica nelle sue espressioni più tradizionali e popolari con il Maestro Pepe Fiore esperto nell’arte della tabla.