“Cosa può redimere un vecchio cantante country, sperduto nel deserto texano, con la sua anima alcolizzata, se non l’amore, quello vero, quello che si cerca per una vita intera e che poi arriva sempre inaspettato?”
Crazy heart, opera prima di Scott Cooper, è un film sulla seconda opportunità che di solito la vita regala, soprattutto a Hollywood e dintorni: un cantate country una volta famoso, ma poi divenuto un ammasso putrescente di alcool e fumo, Bad Blake, interpretato dal bravissimo Jeff Bridges, viene salvato e redento dall’arrivo di una giovane fanciulla.
Poco credibile insomma, o forse è meglio dire alquanto scontato per chi è avvezzo al cinema hollywoodiano dell’happy end, Crazy Heart è un film che potenzialmente potrebbe dare, ma non dà, potrebbe esplodere in una storia semplice e interessante, ma non esplode…
Rimane un film piccolo che si confronta con gli interminati spazi del sud degli Stati Uniti, dove il tempo sembra essersi cristallizzato ai giorni del vecchio West, e dove anche le persone sono mummificate in quel ruolo di cow boys che noi, abituati oramai ad identificare l’America con New York, credevamo di poter vedere solo nei vecchi film di John Ford.
All’età di 57 anni, Bad Blake vive una vita scombinata, fatta di locali infimi in mezzo al deserto texano, dove si esibisce per racimolare pochi spiccioli, whisky, sigarette e motel di terza categoria; i suoi spettatori sono tutti “vecchi” come lui, e Bad si presenta in pubblico sempre più ubriaco e arrabbiato, perchè il mondo non gli ha dato la giusta ricompensa. L’unica notizia positiva che arriva in tutto questo degrado è che il suo agente è riuscito a piazzarlo per l’apertura del concerto di Tommy Sweet (Colin Farrell) che, ironia della sorte, è giovane, ricco e famoso e deve il suo successo a Bad, suo vecchio maestro. Un rospo difficile da ingoiare per Blake, che però non ha scelta, perché qualcosa nella sua miserabile vita è cambiato…
E cosa può redimere un vecchio cantante country, sperduto nel deserto texano, con la sua anima alcolizzata, se non l’amore, quello vero, quello che si cerca per una vita intera e che poi arriva sempre inaspettato?
Inaspettato mica tanto, scontato e banale sicuramente….lei giovane e bella riesce a vedere in questo vecchio cantante in declino, puzzolente ed ubriaco, un uomo che si eleva da tutto il marciume…come avrà fatto non ci è dato saperlo. Si innamora e basta.
È lei la detentrice di un potere che salva, che redime, e Bad cerca inutilmente di diventare un uomo migliore, fino a quando arriva il colpo di scena e lei lo lascia.
Da questa separazione forzata l’antieroe Blake, guarda caso, comprende l’essenza della vita, e riesce a disintossicarsi e a scrivere di nuovo canzoni.
Un uomo nuovo, grazie all’amore. Un cocktail perfetto di cui Hollywood ha abusato, un film “vecchio” che deve dire grazie alla splendida colonna sonora e alle performances di Jeff Bridges, che nel film si esprime anche come cantante; pare infatti che sia realmente la sua voce quella che sentiamo nel film. Bad Blake è un personaggio bidimensionale che non convince, a differenza del suo interprete , bravo come al solito, ma che abbiamo preferito in altre interpretazioni, come nelGrande Lebowskij dei fratelli Coen, tanto per fare un esempio.
Crazy heart è un film che coinvolge poco insomma, e ciò che rimane davvero impresso è la musica. Bellissima. Per chi ama il genere.